Paziente laziale e medico romanista: dopo il trapianto Giulio va al derby con il dottor Palumbo

La mamma: «Un anno fa gli promise la guarigione e lo stadio. E così è stato»

Paziente laziale e dottore romanista, Giulio va al derby con il suo medico dopo il trapianto di midollo
di Laura Bogliolo
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Martedì 8 Novembre 2022, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 00:12

Anche ieri Giulio è sceso in campo. Stavolta il suo amato pallone non c’entra. Dalla porta del green del Civitavecchia calcio, fino a Cerveteri, dove insieme alla sua mamma e ad altri volontari dell’Admo ha parlato della sua malattia, della rinascita «grazie alla donazione di midollo». Dalla casacca nerazzurra della sua squadra (è portiere), a quella della Nazionale italiana trapiantati, senza mai dimenticare la fede per la sua Lazio. «Guarirai e andremo insieme a vedere il derby» gli disse un anno fa il dottor Giuseppe Palumbo, romanista nell’anima. E così è stato. Il medico giallorosso e il giovane paziente biancoceleste, appena 16 anni, domenica stavano sugli spalti dell’Olimpico: insieme, sorridenti, un’immagine che sa di rivincita e di speranza. «Dopo un anno dall’inizio di tutto, dopo il trapianto e dopo una complicazione dovuta al Covid, che ci ha fatto tenere di nuovo il fiato sospeso, Giulio ha potuto vivere il suo sogno - racconta la mamma, Roberta Spaccini - tornare allo stadio e farlo con il suo dottore del cuore, piano piano sta tornando a vivere, i sogni e le speranze lo hanno sempre sostenuto anche nei momenti più difficili: ringrazio i medici dell’ospedale Bambino Gesù». 

LA RINASCITA
Un anno fa la vita di Giulio Luttazi viene stravolta, all’ospedale pediatrico gli viene diagnosticata una aplasia midollare severa.

Serve il trapianto di midollo e la famiglia non è compatibile. «Sua sorella Lucrezia lo era solo al 50%» racconta la mamma. Inizia così la corsa contro il tempo per cercare un donatore compatibile, la famiglia (mamma Roberta, papà Angelo e Lucrezia) avvia una campagna con il supporto di Admo (Associazione donatori midollo osseo). I comuni di Fiumicino e Cerveteri organizzano giornate per trovare cittadini idonei. «Ha trascorso sei mesi ininterrotti in ospedale - racconta Roberta, oggi volontaria di Admo - e ancora un altro mese in reparto a causa del Covid che gli ha scatenato virus e infezioni ai reni». Ma alla fine Giulio ce l’ha fatta. «Il 17 marzo ha fatto il trapianto di midollo, si tratta di un donatore tedesco del registro internazionale, se Giulio non lo avesse ricevuto non so proprio cosa sarebbe successo, 1800 persone in Italia sono in attesa». Il giovane ha ripreso a settembre gli allenamenti di calcio.

«Ma con molta cautela - spiega la mamma - voglio far sapere che grazie al trapianto di midollo, alla professionalità dei medici dell’ospedale Bambino Gesù, gradualmente si può tornare a vivere». Dopotutto «Giulio ha una grande forza di volontà, in quei lunghi mesi ha regalato tanti sorrisi, ha stretto amicizie non solo con gli altri pazienti, ma anche con medici e infermieri». In particolare con il dottor Giuseppe Palumbo, il medico che lo ha seguito nel Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico diretto dal professor Franco Locatelli, dove si eseguono ogni anno più di 200 trapianti di midollo, per bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia e dal mondo. Con Palumbo domenica era a tifare Lazio allo stadio. Anche giocatori della serie A sono stati vicini a Giulio nella sua battaglia. Ciro Immobile, attaccante e capitano della Lazio, andò a trovarlo in ospedale. «È importante informarsi riguardo alla malattia e su come tipizzarsi - ha scritto Giulio, oggi testimonial di Admo, sulla pagina Facebook dell’associazione - lo si può fare nella propria regione di appartenenza, è semplice e può aiutare migliaia e migliaia di persone che si trovano nelle stesse mie condizioni». 

laura.bogliolo@ilmessaggero.it

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