Anche ieri Giulio è sceso in campo. Stavolta il suo amato pallone non c’entra. Dalla porta del green del Civitavecchia calcio, fino a Cerveteri, dove insieme alla sua mamma e ad altri volontari dell’Admo ha parlato della sua malattia, della rinascita «grazie alla donazione di midollo». Dalla casacca nerazzurra della sua squadra (è portiere), a quella della Nazionale italiana trapiantati, senza mai dimenticare la fede per la sua Lazio. «Guarirai e andremo insieme a vedere il derby» gli disse un anno fa il dottor Giuseppe Palumbo, romanista nell’anima. E così è stato. Il medico giallorosso e il giovane paziente biancoceleste, appena 16 anni, domenica stavano sugli spalti dell’Olimpico: insieme, sorridenti, un’immagine che sa di rivincita e di speranza. «Dopo un anno dall’inizio di tutto, dopo il trapianto e dopo una complicazione dovuta al Covid, che ci ha fatto tenere di nuovo il fiato sospeso, Giulio ha potuto vivere il suo sogno - racconta la mamma, Roberta Spaccini - tornare allo stadio e farlo con il suo dottore del cuore, piano piano sta tornando a vivere, i sogni e le speranze lo hanno sempre sostenuto anche nei momenti più difficili: ringrazio i medici dell’ospedale Bambino Gesù».
LA RINASCITA
«Ma con molta cautela - spiega la mamma - voglio far sapere che grazie al trapianto di midollo, alla professionalità dei medici dell’ospedale Bambino Gesù, gradualmente si può tornare a vivere». Dopotutto «Giulio ha una grande forza di volontà, in quei lunghi mesi ha regalato tanti sorrisi, ha stretto amicizie non solo con gli altri pazienti, ma anche con medici e infermieri». In particolare con il dottor Giuseppe Palumbo, il medico che lo ha seguito nel Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico diretto dal professor Franco Locatelli, dove si eseguono ogni anno più di 200 trapianti di midollo, per bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia e dal mondo. Con Palumbo domenica era a tifare Lazio allo stadio. Anche giocatori della serie A sono stati vicini a Giulio nella sua battaglia. Ciro Immobile, attaccante e capitano della Lazio, andò a trovarlo in ospedale. «È importante informarsi riguardo alla malattia e su come tipizzarsi - ha scritto Giulio, oggi testimonial di Admo, sulla pagina Facebook dell’associazione - lo si può fare nella propria regione di appartenenza, è semplice e può aiutare migliaia e migliaia di persone che si trovano nelle stesse mie condizioni».
laura.bogliolo@ilmessaggero.it
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