Va a ritirare i propri capi in tintoria ma trova le serrande abbassate e un biglietto scritto a penna: «Chiuso per sfratto». Sembra la celebre sena del film di Verdone in "Acqua e Sapone", ma è successo davvero a Roma, nel quartiere Salario, dove la tintoria "Il Ciclone" in via Alessandria ha chiuso all'improvviso nel mese di settembre gettando nel panico decine di residenti del quaritere impossibilitati a ritirare i propri capi. Con tanto di minaccia che questi ultimi sarebbero stati portati in discarica a ottobre.
Così per i residenti è iniziata una vera e propria odissea per recuperare i vestiti, tra Pec ai proprietari dello stabile e l'intervento dei carabinieri di via Clitunno che si sono occupati del caso, organizzando alcune giornate per la riconsegna degli abiti.
Abiti "in ostaggio" nella tintoria chiusa
«Con grande sorpresa il 9 settembre, dovendo ritirare un capo d'abbigliamento nella tintoria "Il ciclone" di Via Alessandria ho trovato le serrande abbassate e un cartello scritto a penna che informava i clienti dell'avvenuto sfratto e del cambiamento della serratura che impediva ai titolari di accedere all'esercizio commerciale».Il post di un residente sul gruppo facebook del quartiere fa scoppiare il caso e suscita decine di commenti di clienti preoccupati.
Pochi giorni dopo compare l'avviso di sfratto affisso alla serranda che conferma che la tintoria ha chiuso e invita i clienti a contattare un numero di telefono per recuperare i propri abiti: «In caso di vostro mancato accordo, non poendo riconsegnare ai leggittimi proprietari i suddetti beni, gli stessi verranno portati in discarica dal primo ottobre» si legge nel testo dell'avviso.
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Il caos nel quartiere tra bigliettini e denunce
In dieci giorni, il caso arriva anche ai carabinieri di Via Clitunno, mentre la società immobiliare viene interpellata via pec e assicura che verranno organizzate alcune giornate per la riconsegna degli abiti.
Intorno al 20 settembre la serranda della tintoria è tappezzata di biglietti affissi, con numeri di telefono e liste spontanee di clienti che chiedono di essere ricontattati per ricevere i vestiti. «Ormai mancano solo gli ex-voto» commenta ironico un utente pubblicando la fotografia della serranda piena di biglietti.
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La rabbia degli ex-clienti beffati: «Maglioncino sequestrato per mesi»
Alla fine vengono organizzate le giornate per la riconsegna degli abiti, il 22 settembre e l'11 ottobre. Ma nel post sul gruppo cotninuano a fioccare commenti di chi non è riuscito a recuperare i propri averi. «Io sono due mesi che ho un maglioncino sequestrato da loro perché non me lo hanno consegnato» scrive una cliente.
E ancora oggi, a novembre a due mesi dalla chiusura c'è chi continua a cercare i propri vestiti: «I carabinieri non mi hanno contattato, sono andata, credo all’ultima apertura, dovevo ritirare solo un capo che non si è trovato, almeno negli scaffali dove hanno guardato. Volevo capire se era possibile ricontrollare, perché comunque il capo deve essere lì a meno che non lo abbiano dato a qualcun altro e francamente sapere che poi butteranno tutto compreso il mio non mi fa molto piacere» scrive un'altra utente il 1° novembre.
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