CACCIA ALLA «BELVA»
Pina è riuscita a rimettersi in piedi e a chiedere aiuto all'assicuratore accanto, Francesco S.: «Ho visto con la coda dell'occhio la figura di quello straniero che indossava un cappello di lana, tipo zuccotto, dileguarsi, ero nel retro e non mi sono accorto di nulla. È il mio cruccio più grande. Basta non si può vivere nel terrore di questi delinquenti». La donna è ricoverata all'ospedale San Camillo, dove fra l'altro, lavora come impiegata. Le hanno asportato la milza. È molto scossa: «Sono sconvolta, non voglio più ricordare», dice dal suo letto, stretta tra parenti e amici. Il marito, Giacomo, l'altra mattina, in preda alla rabbia, aveva affisso fuori dall'erboristeria addirittura un cartello con sopra una taglia da 5000 euro per chi avesse contribuito a fare arrestare la «bestia» che ha ridotto così sua moglie. «Ma poi ci ha ripensato, ha detto che l'importante è che Pina sia viva, che non vuole clamore e ha tolto tutto», racconta Lilli, un'altra commerciante.
LA TENSIONE
Ma a Monteverde la tensione è alle stelle. Per oggi pomeriggio alle 18 di fronte al centro della Croce Rossa aperto da quest'estate per accogliere fino a 400 rifugiati, il Comitato di Quartiere per la Sicurezza di Monteverde, ha organizzato una fiaccolata per dire «no» alla tendopoli. Non è la prima volta che il quartiere protesta «per l'aumento di furti e rapine». Per gli ospiti del centro scatterà una sorta di coprifuoco, non usciranno per evitare scintille con i manifestanti. La Croce Rossa, dal canto suo, ha espresso «la più totale vicinanza alla signora vittima della vile aggressione e alla sua famiglia», augurandosi che «si faccia piena luce» sulla vicenda, invitando, soprattutto, a «evitare facili strumentalizzazioni». Anche perché, per i carabinieri «non c'è alcun collegamento diretto con il centro rifugiati». «Stiamo facendo tutti gli accertamenti, valutando anche la possibilità che telecamere abbiano ripreso la scena - spiega il capitano Raffaele Romano - e aspettiamo che la signora stia meglio per formalizzare la denuncia. Lì per lì non ha saputo fornire una descrizione certa».
GLI ABUSIVI
Secondo quanto ricostruito finora tra Pina e l'aggressore vi sarebbe stato un iniziale diverbio, forse la donna voleva offrire del tè all'uomo che poi ha perso la ragione e ha pensato di rubare la borsa sul bancone. Testimoni avrebbero visto lo straniero entrare prima nel bar per chiedere «con perfetto italiano» una ricarica telefonica. Circostanza che striderebbe con lo status dei rifugiati, che non parlano la nostra lingua. In via Rivaldi la titolare della tintoria si è chiusa a chiave nel negozio, per entrare bisogna suonare: «Povera Pina - dice - qui passano per chiedere soldi, rovistare nei cassonetti, ho paura». «Sa quanto ci costano quei rifugiati? - incalza un cliente dell'Ottico - 2,5 milioni di euro. E noi siamo prigionieri in casa». «Eppure c'è chi punta il dito altrove, al racket degli abusivi: i parcheggiatori irregolari, nordafricani, ormai da tempo padroni indisturbati di via Ramazzini. «Quelli - dice Fabrizio, un residente - non sono rifugiati».
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