Una pièce per riflettere. Al Sala Umberto happening delle grandi occasioni per la prima de “I Due Papi”, con Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo e la regia di Giancarlo Nicoletti. Sfilano, tra la pioggia di flash, gli attori Marisa Laurito, in velluto blu, Pino Ammendola e poi Sara Ricci, in corto outfit animalier, Elena Croce, Roberto Fazioli, Antonella Attili. Pausa, per alcuni ospiti al bio biostrot del teatro, come l’attrice Claudia Campagnola e il musicista Piji Siciliani. Si procede con lo struscio glam. Ci sono lo scenografo Alessandro Chiti, il sociologo Domenico De Masi, l’autore Gianni Clementi, l’attore Pietro Genuardi con la moglie Linda e il collega Simone Colombari.
Attesissimi, fino a tardi, i produttori del lavoro in scena, Michele Placido e Federica Vincenti con Alessandro Longobardi.
«I due Papi - spiega il regista, mentre porta a spasso il cane Alfonso fuori del teatro poco prima dello spettacolo - parla, anzitutto, di due uomini e, allo stesso tempo, parla di tutti gli uomini. Parla del potere, di come a volte sia difficile, se non impossibile, per un solo uomo, il fardello delle responsabilità e ci pone l’interrogativo di quanto, veramente, sia giusto o meno perseverare o se non valga la pena scendere dalla propria croce».
Buio in sala. Ed ecco la cornice del plot. Dieci anni fa Benedetto XVI sbalordiva il mondo con le sue dimissioni: le prime dopo più di sette secoli. Cosa ha spinto il più tradizionalista dei Papi alla rinuncia e alla consegna della cattedra di Pietro al radicale ed empatico cardinale argentino? Interpretato da due grandi attori del nostro panorama, Colangeli e Rigillo, “I due Papi” è stato accolto come un lavoro strepitoso al suo debutto al Festival di Borgio Verezzi.
Il testo teatrale di McCarten, incalzante e profondo, avvincente e ironico, è stato adattato per il cinema e nominato come miglior sceneggiatura agli Oscar e ai Golden Globe. Applausi e lunghe file di fronte ai camerini per i selfie di rito. Dinner a seguire nei locali dello stabile.