La Procura, inoltre, ha sollecitato una condanna a 4 anni per Giuseppe Sicignano, già supervisore delle attività operative condotte presso gli impianti di Cecchina e a 2 anni per Raniero De Filippis, all'epoca dei fatti responsabile del Dipartimento del territorio della Regione Lazio. Chiesta, infine, ha l'assoluzione per Piero Giovi, socio di imprese e storico collaboratore di Cerroni con la formula «per non aver commesso il fatto».
«Siamo in presenza di un sistema che sta con un piede e mezzo nel 416 bis, l'associazione di stampo mafioso nel quale omertà, controllo del territorio e istituzioni erano funzionali a mantenere il potere del gruppo». Lo ha detto il pm Alberto Galanti al termine della requisitoria con la quale ha chiesto, tra gli altri, una condanna a 6 anni per Manlio Cerroni, patron della discarica di Malagrotta. Il magistrato ha affermato che a Roma e nel Lazio c'è stata una «gestione da anni '60» nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
«Per anni si è buttato tutto in discarica senza effettuare alcun tipo di differenziata».
Per il rappresentante della Procura «fino a due anni fa alla Regione Lazio non c'è mai stata una gara pubblica per affidare la gestione dei rifiuti. La parola 'garà non è mai comparsa in questo processo. La parola che invece abbiamo sempre sentito è emergenza: tutta la gestione dei rifiuti avviene in emergenza, allo scopo di creare e autorizzare una situazione di monopolio assoluto nella gestione dei rifiuti in tutta la regione Lazio».
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