Rifiuti, nuovi guai per Cerroni: accusa di truffa per 3 milioni

Rifiuti, nuovi guai per Cerroni: accusa di truffa per 3 milioni
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Sabato 3 Febbraio 2018, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 12:03
Ancora guai giudiziari per il ras delle discariche Manlio Cerroni. La procura ha chiuso un nuovo filone d'inchiesta sulla gestione illecita dei rifiuti, il quarto, visto che altri tre procedimenti sono già a dibattimento. Il pm Alberto Galanti, che continua a scavare sugli scempi commessi a Malagrotta e Rocca Cencia, stavolta procede per nove indagati, oltre che per le società Colari ed EGiovi, con accuse che vanno dall'abuso d'ufficio al falso in atto pubblico, dal traffico di rifiuti alla frode in forniture pubbliche, fino alla truffa, stimata in oltre tre milioni di euro. Per il Supremo e per i più stretti collaboratori (tra cui Francesco Rando, Paolo Stella e Carmelina Scaglione) la procura contesta l'aggravante dell'associazione a delinquere. Cerroni in qualità di promotore, gli altri come compartecipi, avrebbero orchestrato un «piano criminoso per consentire il mantenimento o l'ampliamento della posizione di sostanziale monopolio del gruppo».

Nella lista degli indagati, anche l'ex dg di Ama Giovanni Fiscon, l'ex presidente della municipalizzata dei rifiuti Piergiorgio Benvenuti, l'imprenditore del settore Giuseppe Porcarelli, il dirigente della Provincia Claudio Vesselli e la funzionaria del dipartimento della Città Metropolitana di Roma Capitale, Paola Camuccio. Al centro degli accertamenti su Malagrotta, la gestione dei due impianti di Trattamento meccanico biologico, per anni sottoutilizzati, e «dove venivano gestiti abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti - si legge nell'atto della procura - almeno il 50 per cento dei rifiuti solidi urbani indifferenziati della Capitale». Nei due impianti, le frazioni di combustibile - cdr - in uscita, secondo l'accusa, sono risultate difformi ai canoni autorizzativi, quindi più inquinanti, non trattate e ammucchiate direttamente in discarica. Il sottoutilizzo dei Tmb ha anche comportato che a Malagrotta sia stata smaltita immondizia non differenziata e non trattata fino alla chiusura, nel 2013. Questo, per l'accusa, grazie a ordinanze e provvedimenti amministrativi emessi dalla Regione e dal Commissario delegato per l'emergenza ambientale, tutti atti emanati sul falso presupposto (creato ad arte dal gruppo Cerroni) che i Tmb non fossero in grado di funzionare a pieno regime. Col risultato che 2 milioni di tonnellate di rifiuti raccolti a Roma tra il 2003 e il 2012 sono finite direttamente in discarica.

L'AFFARE
Cerroni avrebbe fatto la cresta due volte nell'affare: abbattendo i costi e chiedendo tariffe maggiorate, con «una indebita percezione di 3.420.000 euro». «La cospicua parte di rifiuti solidi urbani che avrebbe dovuto andare a trattamento ai due Tmb», sintetizza il pm, veniva conferita «tal quale» nella discarica di Malagrotta, la cui tariffa era stata stabilita in modo da «coprire alla data di esaurimento delle volumetrie, l'intero costo di costruzione».

IL TRITOVAGLIATORE
Nel mirino della procura, pure la gestione di Rocca Cencia, che è costata agli ex vertici di Ama, Fiscon e Benvenuti, l'accusa di abuso d'ufficio per aver accordato al Supremo una tariffa vantaggiosa per l'utilizzo del Tritovagliatore della Colari - azienda di Cerroni - lì localizzato. L'impianto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato realizzato col parere favorevole del dirigente provinciale Vesselli, che lo avrebbe considerato variante di un attività di trasferenza e non nuova struttura. Una «struttura abusiva», per il pm, data in affitto nel 2016 alla Porcarelli, il cui patron è finito a sua volta indagato. Per la procura le autorizzazioni non erano in regola. Un esempio: l'Aia, l'istanza per l'autorizzazione integrata ambientale, era stata depositata da Colari undici mesi dopo la scadenza. La gestione ha fruttato al gruppo Cerroni dai 700mila euro al milione a settimana, per tre anni, fino a luglio scorso.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA