Furti, piccoli e meno piccoli; anche fenomeni di spaccio; traffico e incendio di rifiuti; illegalità diffusa perché quell'insediamento è abusivo, comunque la si voglia raccontare lì non ci potrebbero stare. Per gli investigatori che conoscono certe dinamiche, all'interno del camping River ci sono logiche che vanno oltre il recinto della legalità. Sono rimasti 270 rom, di origine romena e bosniaca, qualcuno è moldavo, le varie famiglie convivono senza pestarsi i piedi, gli elementi fragili e bisognosi di assistenza sono una esigua minoranza. Funziona così: nella stessa mattinata in cui la Corte di giustizia europea accoglie il ricorso di tre rom che abitano nel camping River, contro la polizia municipale che va a portare una denuncia parte una sassaiola, alcuni occupanti della struttura di nascondono dietro gli striscioni e dunque neppure è possibile identificare chi ha scagliato le pietre. L'uomo denunciato per interruzione di pubblico servizio non abita all'interno del camping, è il leader di un'associazione a sostegno dei rom che il giorno precedente ha guidato la protesta che ha impedito la rimozione di alcuni prefabbricati di proprietà del Comune. Mentre i vigili urbani del XV Gruppo, con due pattuglie, da mesi sono costretti a sorvegliare giorno e notte la strada senza uscita che porta al campo nomadi abusivo, via Tenuta Piccirilli, i residenti che abitano nella zona parlano solo dietro garanzia dell'anonimato, hanno ricevuto delle minacce e legittimamente hanno paura. Secondo gli investigatori di artigiani che lavorano il rame dentro al camping non ce ne sono, ma l'attività principale (anche se non dimostrata) di una parte degli occupanti è legata ai furti.
PAURA
River, la gang del campo rom: allarme sicurezza a Roma tra furti, spaccio e traffico di rifiuti

di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 25 Luglio 2018, 08:37
- Ultimo aggiornamento: 23:39
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