River, le minacce dei rom: «Ora entreremo nelle case dei residenti»

River, le minacce dei rom: «Ora entreremo nelle case dei residenti»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 27 Luglio 2018, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 11:41

«Entreremo nelle case dei cittadini, da stasera, per fargli vedere cosa significa essere buttati in strada», strilla un ragazzo che dice di chiamarsi Denis Stefan, 27 anni, «vengo dal Kosovo», e punta il dito contro le villette che si affacciano su via della Tenuta Piccirilli, traversa della Tiberina che per tredici anni, fino allo sgombero di ieri, ha ospitato la baraccopoli del Camping River.
 



Ora che è finita arrivano minacce e ricatti. Stefan appronta un'ultima resistenza, si fa capopopolo degli ultimi 50-60 rom che si piazzano fuori dal cancello sbarrato, un camper parcheggiato a fare da avamposto agli irriducibili, quelli che «noi da qui ce ne andiamo soltanto morti». «Fino a ieri - dice ancora Stefan - i cittadini di questa zona stavano bene con noi, ci salutavano, salve, buongiorno. Ora abbiamo sentito che sono felici che ci cacciano via», dice, quasi incredulo. Poi torna serio: «Allora noi abbiamo promesso che da stasera gli entreremo in casa. Una minaccia? No, bloccheremo tutta la via. Non sarà facile liberarsi di noi».
Anche la Polizia locale, che ieri ha portato a termine lo sgombero in poche ore, rimane in allerta. Il comandante generale Antonio Di Maggio ha sistemato cinquanta agenti a difesa del River, 24 ore su 24. Si andrà avanti così, almeno nei prossimi giorni. È uno sforzo rilevante, per un Corpo di 5mila uomini, ma è necessario per scongiurare un blitz notte tempo degli sgomberati, per tornare in possesso dei vecchi container. Blitz che difatti puntualmente avviene, appena si fa sera e comincia a piovere: gli ultimi sfrattati sfondano il cancello, prendono a sassate i vigili, un agente finisce in ambulanza al Sant'Andrea.

A GUARDIA DEI PORTONI
É la coda violenta che alimenta la tensione. Gli uomini della Municipale si sono piazzati anche davanti ai cancelli delle case a ridosso del campo, per controllare che gli ultimi rom non forzino gli ingressi. «I residenti sono preoccupati, temono che queste persone rimangano qui chissà per quanto», ammette l'ex minisindaco di questo municipio, il XV, Daniele Torquati. Difficile dargli torto. L'ultimo manipolo di nomadi è rimasto fino a sera davanti al River, coi materassi buttati sull'asfalto sgretolato, le sedie di plastica trascinate dal campo, qualche vecchia poltrona. Hanno rigettato le offerte dei servizi sociali, le case famiglia che «dividono i mariti dalle mogli e dai bambini», oppure la tendopoli di Monteverde per i senzatetto, riadattata per l'occasione a ricovero dei rom. La sindaca Virginia Raggi, che da una settimana ha disposto lo sgombero dell'accampamento dopo un anno di annunci, ieri ha fatto capire che non ci saranno passi indietro: «Proseguiamo con determinazione ad applicare il nostro modello - ha detto - Mettiamo fine a un sistema che per decenni ha emarginato le persone, creato disagi ai cittadini, sperperato centinaia di milioni di euro».
 

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