Stupratore al Pigneto, la donna aggredita dall'orco: «Qui non si può più uscire»

La vittima attaccata alle spalle mentre sbloccava una bici per rientrare a casa

Stupratore al Pigneto, la donna aggredita dall'orco: «Qui non si può più uscire»
di Flaminia Savelli
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Lunedì 4 Marzo 2024, 22:55 - Ultimo aggiornamento: 22:56

«È stato difficile raccontare quanto mi è accaduto, sono stati attimi terribili. Ma è necessario denunciare perché si affronti il problema della sicurezza: la mia aggressione dimostra che noi donne non siamo libere di poter uscire da sole di sera. Adesso voglio solo che le forze dell’ordine prendano quel maniaco».

È lucida ma ancora sconvolta la vittima, una romana di 40 anni, mentre ripercorre la brutale aggressione di venerdì notte quando è stata sorpresa alle spalle da un maniaco che ha tentato di violentarla. L’allarme è scattato intorno alle due in via Cristoforo Buondelmonti, al Pigneto.

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Aveva appena trascorso una serata con gli amici e stava sbloccando una bici a noleggio per rientrare a casa: «Vorrei poter dire che giro di notte da sola, ma non è così purtroppo- spiega- l’altra sera infatti ero a una manciata di metri dal locale dove avevo appena trascorso la serata con i miei amici.

Quell’uomo- dice ancora- mi è piombato alle spalle, voleva violentarmi. Se avesse voluto rapinarmi, lo avrebbe fatto agevolmente anche perché avevo il cellulare in mano per sbloccare la bici. Ho reagito, ho chiamato aiuto e così sono scampata al peggio». Come ha infatti riferito, le grida hanno richiamato l’attenzione prima di un condomino, che però avrebbe sottovalutato la gravità della situazione. E poi di un passante che ha messo in fuga il balordo. Nell’aggressione la donna ha riportato ferite ed escoriazioni. Un’ambulanza del 118 l’ha trasferita al pronto soccorso dell’ospedale Vannini. «Sono spaventata per quello che è accaduto ma appena mi sono ripresa, ho capito che era necessario raccontarlo, denunciare per tutte le donne, le ragazze, che rischiano di diventare vittime innocenti». 


LE INDAGINI

Sul caso stanno ora indagando i carabinieri della Stazione di Tor Pignattara e della Compagnia Casilina. La donna ai militari ha fornito elementi utili per risalire all’identità del maniaco. Si tratta di uno straniero di origini africane. Gli investigatori tra sabato e domenica hanno eseguito accertamenti nel quartiere, tra il Pigneto e Casilino. Lungo via Cristoforo Buondelmonti, il luogo dove si è consumata l’aggressione, non sono state trovate telecamere utili. Tuttavia gli investigatori stanno visionando le immagini delle telecamere nelle vie limitrofe. L’obiettivo è ricostruire la via di fuga del maniaco. Intanto i miliari stanno incrociando anche le denunce dello scorso mese di febbraio quando è stata registrata un’escalation di aggressioni. L’ultima, a scopo di rapina si è consumata la sera del 25 febbraio in via Muzio Attendolo Sforza: due ragazze stavano rientrando a casa a piedi quando sono state sorprese alle spalle. Sotto la minaccia di un coltello, sono state costrette a consegnare il cellulare e i soldi, poche decine di euro.

Una volta preso il bottino, i due banditi sono fuggiti a piedi. Altri due casi sono stati denunciati nelle settimane precedenti. Un allarme lanciato dalle donne del quartiere che si sono organizzate, intanto, con una chat di sostegno: una chat di quartiere che funziona come rete di supporto tra donne per proteggersi da scippi, aggressioni e rapine. Oggi le iscritte, giovanissime e over 60, al gruppo su Whatsapp “Al sicuro” sono più di cento. Il gruppo è stato aperto dopo l’aggressione - l’ennesima- del 16 febbraio. La ragazza, chef in un ristorante sulla Prenestina, era stata assalita alle spalle sotto casa, in via Muzio Attendolo. Intorno alle 3 la giovane stava rientrando nel suo appartamento dopo essersi fermata a bere un drink con gli amici, quando è stata afferrata al collo fino a perdere i sensi. L’aggressore, prima di dileguarsi, le aveva rubato il cellulare e il tabacco per poi nasconderla tra le auto parcheggiate. Al risveglio, pochi minuti dopo, l’allarme e la denuncia. Quindi l’idea di attivare la rete di sostegno per le ragazze del quartiere. 
 

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