Caso Marra, tutte le carte: «Era in simbiosi con Raggi: decideva lui»

Caso Marra, tutte le carte: «Era in simbiosi con Raggi: decideva lui»
di Cristiana Mangani
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Venerdì 10 Marzo 2017, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 09:06

Più che braccio destro, un vero e proprio sindaco ombra. Raffaele Marra ha rivestito mille ruoli in Campidoglio, quello di consigliere, di spin doctor, di capo del personale, di facilitatore. Emerge chiaramente nelle carte dell'inchiesta che lo vede coinvolto insieme con l'imprenditore Sergio Scarpellini in una storia di corruzione, quanto sia stretto il suo legame con Virginia Raggi. La fiducia che correva tra i due la conferma anche Rodolfo Murra, ex capo dell'avvocatura del Comune, che con Marra si è incontrato in un bar di Trastevere, dove l'ex finanziere ha voluto spiegargli quale sarebbe stata la sua strategia politica. Dice a verbale Murra: «Tra Virginia Raggi, Salvatore Romeo e Raffale Marra c'era un rapporto praticamente simbiotico. L'ho potuto verificare in tante occasioni e anche dopo la vicenda legata alla sua nomina. Marra ho avuto modo di conoscerlo nel 2013 quando ha avuto un incarico da Marino. L'ho poi rivisto qualche giorno dopo l'elezione della Raggi, nella sua anticamera, e alla mia domanda su cosa stesse facendo, mi ha chiarito che era rientrato in servizio. Negli stessi giorni mi ha chiesto un incontro che è avvenuto in un bar di Trastevere. E in quell'occasione mi ha delineato la sua strategia, specificando che la sua mission era quella di riorganizzare la macchina amministrativa capitolina in quanto la nuova amministrazione, a suo dire, era formata da persone inesperte».

Nel verbale di interrogatorio di garanzia, l'unico finora agli atti depositati in vista del processo che inizierà il 25 maggio, Marra si arrampica nel tentativo di negare le mazzette: «Quei 367 mila euro sono stati un prestito dato a mia moglie». Ma ci pensa l'imprenditore Sergio Scarpellini a inguaiarlo, quando assistito dai suoi legali Massimo Krogh e Remo Pannain, affronta la decisione di confessare: «Gli davo i soldi perché contava, l'ho fatto perché temevo che mi potesse bloccare le pratiche in Comune. Ho tante questioni aperte in Comune».

UN FACTOTUM
Factotum, dunque, e soprattutto personaggio chiave dell'amministrazione cittadina. Marra, però, racconta di aver accettato di rientrare in Comune solo perché hanno tanto insistito. «Dottoressa - dichiara al gip Maria Paola Tomaselli durante l'interrogatorio di garanzia - io quando sono entrato in Comune sollecitato, pregato, supplicato di rientrare dall'aspettativa, perché di questo si è trattato, non volevo rientrare. Dovevo avere anche un altro ruolo, ma la Raggi mi ha detto mi puoi aiutare a far partire la macchina amministrativa? E io ho spiegato che allora l'unico ruolo che al momento mi poteva dare era un incarico soltanto di coordinamento. La proiezione non era fare il vicecapo di gabinetto vicario, ma fare il direttore generale del Comune che è ben altra cosa».

Da esperto dell'ambiente politico sapeva bene, l'ex militare, che il suo arrivo avrebbe destato non poche polemiche, vista la sua capacità di muoversi in ogni ambiente. «Sapevo - aggiunge - che ci sarebbero stati degli attacchi assolutamente strumentali. Del resto era già successo nel 2010 e poi nel 2013, quando c'era il sindaco Marino. E quando è scoppiata la bufera ho chiesto di andare». Gli sms tra lui e il primo cittadino rivelano altri scambi di opinioni. Marra, infatti, pensa che non sarà tutelato a sufficienza e al sindaco scrive negli sms: «Non siete più in grado di tutelarmi, me ne voglio andare, mettetemi in aspettativa».

LA PERQUISIZIONE
Le stessequestioni che i carabinieri del Nucleo investigativo hanno trovato, durante la perquisizione nell'abitazione di via dei Prati Fiscali di Marra, disposte in bella mostra sul tavolo della cucina: contratti di affitto tra il Comune e le società di Scarpellini, documenti sullo stato delle politiche abitative del Campidoglio, e molto altro ancora. Fascicoli non attinenti al suo ruolo, ma relativi agli interessi dell'immobiliarista.

E forse è proprio questa sua smania di gestire qualunque affare ad aver generato malumore tra i componenti della giunta esclusi dal gruppo dei quattro amici al bar, che non lo vedono certo come possibile vice capo di gabinetto. Marra giustifica così il loro atteggiamento davanti al gip: «Mi faccia dire come nasce tutta questa polemica su di me. Nasce perché qualche giorno prima della nomina a vice capo di gabinetto sono stato contattato dal consigliere De Vito, il presidente dell'assemblea, il quale mi ha chiesto se ero disponibile a rientrare dall'aspettativa, o ero rientrato da qualche giorno, per poter fare il direttore del Municipio terzo perché dice devi sapere che là ci andrà a lavorare mia moglie come assessore, questo mi ha detto. Io sto a disposizione, gli ho risposto, fatemi sapere cosa volete che faccia, ragioniamo insieme». Poi, invece, i fatti sono andati diversamente e Marra si è preso il Comune.