M5S, Chiara Appendino o Virginia Raggi al posto di Conte? Gli scenari dopo il tracollo in Molise

La preoccupazione ora è in chiave Europee: riuscirà il Movimento a stare sopra la soglia del 10 per cento?

M5S, Chiara Appendino o Virginia Raggi al posto di Conte? Gli scenari dopo il tracollo in Molise
di Mario Ajello
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Martedì 27 Giugno 2023, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 28 Giugno, 20:31

Ora chi arriva alla guida dei 5 stelle? Chiara Appendino o Virginia Raggi? Sono gli stessi stellati a chiederselo nel giorno dopo l’ennesima  batosta elettorale, quella del Molise dove era o primo partito e sono diventati un esercito in rotta. Ha perso il movimento, ha perso il candidato stellato del centrosinistra unito, ha perso soprattutto Conte. Via Giuseppi e avanti un altro, anzi un’altra? No, e ancora presto per pensionar Conte ma Grillo che non lo ha mai amato lo ama ancora di meno, i parlamentari che per Saviano di salvare le loro carriere grazie a lui le vedono se ore più a rischio, l’elettorato che si fidava di Beppe che aveva scelto Giuseppe è confuso per le troppe batoste ricevute. Ma mandare subito vis Conte non si può, è pronta per lui la prova di appello, ovvero l’ultimo test, l’ultima possibilità, che è quella del 2024 alle Europee e poi basta. Gli era stata affidata una ditta politica, sia pur malmessa, e lui - dicono tutti intorno al leader perdente - invece di risanarla la sta ulteriormente impoverendo.

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I nodi

Non è proprio un buon periodo per l’ex avvocato del popolo, per il premier che precedette a Draghi e che vuole in tutti i modi, ma andando avanti così sarà durissima anzi impossibile, tornate a Palazzo Chigi alla guida del campo largo, ora campo infertile, ovvero del centrosinistra da cui si aspetta o si aspettava l’investitura  a candidato premier.

Ma prima la botta in Friuli, poi la super botta in Molise e in mezzo una strategia - quella della competizione con il Pd è insieme dell’accordo di malavoglia con il Pd e gli elettori la mancanza di entusiasmo la sanno odorare a distanza chilometrica - che fa puntualmente cilecca.  Ci si è messa pur la sfortuna a rovinare il cammino di Conte. Mercoledì scorso, per andare a un comizio in Molise, con la sua auto aveva tamponato sulla A1.

E il giorno dopo la limonata con Fratoianni e Schlein a Campobasso si era rivelata amara nel senso di foriera della sconfitta poi verificatasi. Ora per di più i dem sono offesi con gli stellati per il flop. Infierisce il responsabile Enti locali del Partito democratico, Davide Baruffi: «Il Pd ha corso per provare a vincere. Lo ha fatto con generosità sostenendo la candidatura dello stellato Gravina perché ritenuta la più competitiva, ma anche ricercando il massimo del coinvolgimento e di allargamento della coalizione. Se questo ha pagato per il Pd altrettanto non si può dire per il resto delle liste al nostro fianco, cui va comunque un sincero ringraziamento”. Insomma il Pd ha tenuto e il movimento 5 stelle ha tracollato.

 

Attacco interno

Perdendo un terzo di quanto aveva ottenuto nel 2022. M5S passa dal 24 per cento dello scorso settembre a percentuali a una cifra sola. E l’esito del voto suona come un redde rationem per Conte, che ha puntato tutto sul Molise. Un «all-in» rischioso. Il leader adesso è sotto attacco interno. «I meriti di questo risultato sono tutti di Conte. La politica non funziona con un partito personale. Ha fatto fuori una classe dirigente e ora si vedono i risultati», attacca uno stellato. E c’è chi rimarca: «Non siamo più ai tempi del Re Sole». Anche i suoi più stretti fedelissimi sono scettici ormai o in preda al panico. Alcuni di loro mettono sotto accusa l’alleanza con il Pd sinonimo di sconfitta. «Anziché prendere un caffè al bar con Schlein, forse serviva andare tra le gente, nelle piazze, ascoltare e fare i banchetti», è il mood circolante. 

La preoccupazione ora è in chiave Europee: riuscirà il Movimento a stare sopra la soglia del 10 per cento? Difficile, molto difficile con questi chiari di luna. E anche nel Pd si comincia a dire: ma non è che Conte è la palla al piede  non solo dei grillini ma anche nostra? Il campo largo è un disastro, il campo stellato pure. E le due donne - le ex sindache di Torino e di Roma - rappresentano il dopo Conte quando sarà. Appendino significherà continuità di linea in accordo, competitivo, con il Pd. L’opzione Raggi vorrà dire invece - nel caso si arriverà alla prevalenza di  Virginia, alla chiamata in campo della Giovanna d’Arco stellata che forse salva il salvabile - un ritorno al grillismo duro e puro, il recupero dell’identità di lotta, la strategia contundente verso il Pd. Chiara o Virginia? Grillo tifa entrambe e intanto pensa a come e a quando ci si può sbarazzare di Giuseppi.

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