Rieti, motociclisti e operatori pronti a ogni manovra come nella tappa reatina della Tirreno-Adriatico

Tirreno Adriatico a Greccio
di Sabrina Vecchi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Marzo 2023, 13:57

RIETI - Quando di parla di sintonia, professionalità e sacrificio, Massimo e Alessio ne sanno, e molto. A loro e ai loro colleghi dobbiamo le splendide immagini della Tirreno-Adriatico sugli schermi Rai, sui social e su tutti i mezzi di comunicazione collegati alla corsa. Una macchina organizzativa imponente, che la scorsa settimana ha travolto e colorato Greccio e una parte del territorio reatino.

Solo per il settore televisivo, sono circa 150 gli addetti ai lavori per ciascuna tappa. Il pilota di moto Massimo Capocchi e il suo "passeggero", l'operatore video Alessio Luchi, ormai si capiscono con poco. Nessuno sguardo, visto che sono seduti uno dietro l'altro, ma basta una parola dai microfoni dei caschi, per capirsi e lavorare al meglio. Parola d'ordine, fiducia. "Nel settore delle riprese in movimento, devi fidarti totalmente del tuo pilota. Lavoriamo insieme da tantissimi anni, il nostro obiettivo è arrivare al traguardo portando a casa il nostro compito, nonostante tutto quello che può accadere: intemperie, incidenti, strade complicate", dice Alessio. Ovvero colui che si fa di media 200 km al giorno in piedi sui pedali della moto, con la telecamera in mano, il busto torto all'indietro e la forza nelle gambe. Massimo invece, oltre alla padronanza della guida da motociclista, spiega uno dei requisiti fondamentali per la sua mansione: "Occorre sapere come funziona una corsa ciclistica, come si muove un corridore, ad esempio in che punto decide di staccare, come agisce sulla bici: ho fatto cinque Giri d'Italia da dilettante, so come funziona questo sport: in generale, cerchiamo di non essere mai d'intralcio all'atleta".

Alessio, già pronto sul posto del passeggero, si sistema sui pedali in attesa della partenza dalla piazza di Greccio.

Nessuno dei due, entrambi toscani, conosceva la storia del borgo del primo presepe: "Per fare questo lavoro non deve certo spaventare il sacrificio, e serve anche un po' di coraggio. In Italia siamo in pochi, non si arriva a dieci. Io mi occupo anche di riprese aeree, si sta con le gambe a penzoloni dal portellone dell'elicottero, oppure faccio le gare di sci, sulla motoslitta di spalle al pilota, buttandosi a destra quando lui volta a sinistra, o viceversa". Nessuna paura, una sola insidia per Massimo e Alessio: "Non temiamo nulla, tranne il vento e la pioggia. Guidare sul bagnato è il pericolo maggiore. Per il resto, per fare questo lavoro serve anche avere passione e lavorare in armonia con tutto il gruppo che segue la corsa". Un’armonia che a giudicare da battute e sorrisi, non manca di certo. "Siamo abituati a questi ritmi: colazione e poi in sella, e si torna a mangiare all'arrivo, direttamente a cena". Fino al prossimo start.

© RIPRODUZIONE RISERVATA