RIETI - Quando di parla di sintonia, professionalità e sacrificio, Massimo e Alessio ne sanno, e molto. A loro e ai loro colleghi dobbiamo le splendide immagini della Tirreno-Adriatico sugli schermi Rai, sui social e su tutti i mezzi di comunicazione collegati alla corsa. Una macchina organizzativa imponente, che la scorsa settimana ha travolto e colorato Greccio e una parte del territorio reatino.
Solo per il settore televisivo, sono circa 150 gli addetti ai lavori per ciascuna tappa. Il pilota di moto Massimo Capocchi e il suo "passeggero", l'operatore video Alessio Luchi, ormai si capiscono con poco. Nessuno sguardo, visto che sono seduti uno dietro l'altro, ma basta una parola dai microfoni dei caschi, per capirsi e lavorare al meglio. Parola d'ordine, fiducia. "Nel settore delle riprese in movimento, devi fidarti totalmente del tuo pilota. Lavoriamo insieme da tantissimi anni, il nostro obiettivo è arrivare al traguardo portando a casa il nostro compito, nonostante tutto quello che può accadere: intemperie, incidenti, strade complicate", dice Alessio. Ovvero colui che si fa di media 200 km al giorno in piedi sui pedali della moto, con la telecamera in mano, il busto torto all'indietro e la forza nelle gambe. Massimo invece, oltre alla padronanza della guida da motociclista, spiega uno dei requisiti fondamentali per la sua mansione: "Occorre sapere come funziona una corsa ciclistica, come si muove un corridore, ad esempio in che punto decide di staccare, come agisce sulla bici: ho fatto cinque Giri d'Italia da dilettante, so come funziona questo sport: in generale, cerchiamo di non essere mai d'intralcio all'atleta".
Nessuno dei due, entrambi toscani, conosceva la storia del borgo del primo presepe: "Per fare questo lavoro non deve certo spaventare il sacrificio, e serve anche un po' di coraggio. In Italia siamo in pochi, non si arriva a dieci. Io mi occupo anche di riprese aeree, si sta con le gambe a penzoloni dal portellone dell'elicottero, oppure faccio le gare di sci, sulla motoslitta di spalle al pilota, buttandosi a destra quando lui volta a sinistra, o viceversa". Nessuna paura, una sola insidia per Massimo e Alessio: "Non temiamo nulla, tranne il vento e la pioggia. Guidare sul bagnato è il pericolo maggiore. Per il resto, per fare questo lavoro serve anche avere passione e lavorare in armonia con tutto il gruppo che segue la corsa". Un’armonia che a giudicare da battute e sorrisi, non manca di certo. "Siamo abituati a questi ritmi: colazione e poi in sella, e si torna a mangiare all'arrivo, direttamente a cena". Fino al prossimo start.