«Queste tecniche di scavo spiega lo speleologo Cristiano Ranieri - testimoniate a partire dal tunnel di Samo in Grecia, trovano costante applicazione nelle opere etrusche e romane di canalizzazione sotterranea. Sono presenti inoltre sulle pareti del condotto, ancora ben visibili, segni grafici a pittura rossa riconducibili alle fasi di progettazione e scavo del cunicolo sotterraneo. Per quanto riguarda la datazione di questo ipogeo è probabile che possa trattarsi di un'opera idraulica compiuta durante la romanizzazione dell'intera area. Nella zona circostante erano già stati segnalati resti di alcune ville rustiche di epoca romana. Si tratta di una scoperta importantissima prosegue lo speleologo Ranieri - per comprendere le tecniche di scavo di questi manufatti sotterranei e studiare lo sfruttamento della zona da parte dei romani». Le ricerche all'interno dell'acquedotto saranno presto oggetto di un convegno e i dati raccolti confluiranno in uno studio di prossima pubblicazione. Hanno preso parte alle ricerche, condotte sotto la direzione della Soprintendenza archeologia del Lazio e dell'Etruria Meridionale, Aleandro Regaglini, Fabrizio Marincola, Giorgio Pintus, Roberto Ciotola, Giovanni Mecchia, Elio Mercuri, Cristiano Ranieri ed Emanuele Micarelli.
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