Sabina, due anni al direttore delle Poste infedele

Sabina, due anni al direttore delle Poste infedele
di R.D.C.
2 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Luglio 2020, 07:07
RIETI - Condannato a due anni per furto aggravato l’ex direttore dell’ufficio postale di Borgo Quinzio. Alberto Dell’Uomo D’Arme, reatino, oggi 51enne, a dicembre 2016, era stato arrestato dagli agenti del posto di Polizia di Passo Corese per aver messo a punto un sistema illegale ai danni dei correntisti più anziani che gli aveva fruttato circa 100mila euro. Incassava i contanti e rilasciava ricevute, poi però prelevava la stessa somma dai conti correnti e quando, a fine giornata, chiudeva i conti, prendeva dalla cassa i soldi che aveva sottratto ai malcapitati. Nella sua abitazione erano state ritrovate carte revolving, libretti al portatore, carnet di assegni, documenti di identità: tutti funzionali a compiere la propria attività illecita. Ieri presso il Tribunale di Rieti si è concluso il processo di primo grado nei confronti dell’impuntato, difeso dall’avvocato Cinzia Casciani sostituita dall’avvocato Antonella Aguzzi, che aveva chiesto il rito abbreviato secco in base al quale è consentito avere uno sconto di un terzo della pena. 
Il giudice Carlo Sabatini che con un anno ha chiuso il processo ripartito nel luglio del 2019, dopo il naufragio del patteggiamento, ha ieri condannato l’ex direttore a due anni di carcere vincolando la sospensione condizionale della pena all’effettivo pagamento delle provvisionali: ovvero somme di denaro riconosciute come anticipo sull’importo che spetterà in via definitiva ai danneggiati. Circa 50mila euro più le spese legali in favore di tre famiglie di Fara Sabina: 6 persone difese dagli avvocati Giusi Aguzzi (tre), Andrea D’Ovidio (una), Vanessa Bordi (due). Nella maggior parte dei casi si tratta degli eredi degli anziani, scomparsi durante le indagini senza poter avere la soddisfazione di una sentenza di condanna nei confronti di chi li aveva privati dei propri averi. 
Il secondo dibattimento si è concluso, stando alla sentenza di primo grado, in favore delle famiglie dei derubati che hanno potuto vedere riconosciute le proprie ragioni. Il sistema illecito messo in piedi dall’ex direttore aveva come bersagli le persone più umili e fragili che, in maniera inconsapevole, venivano private dei propri risparmi in virtù della totale fiducia che l’imputato riusciva a farsi accordare dalle vittime. Secondo il Gip e il Tribunale del riesame l’uomo aveva messo in piedi un sistema illecito grazie a una serie di artifici e stratagemmi studiati in ogni minimo dettaglio e posti in essere con estrema sicurezza senza temere di essere scoperto. Cosa che però avvenuta grazie a quelle persone, poche rispetto al numero dei derubati, che hanno avuto la lucidità di chiedere prontamente aiuto dimostrando fiducia nelle forze dell’ordine e nella giustizia. Oggi ripagata. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA