Spara tre colpi di lupara all'amico per gelosia: condannato a 8 anni

Spara tre colpi di lupara all'amico per gelosia: condannato a 8 anni
di Teodora Poeta
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Sabato 16 Marzo 2024, 07:30

Sparò all’amico col fucile caricato a pallettoni dopo averlo atteso sotto casa a Fontanelle di Atri e poi inseguito con l’auto. Un tentato omicidio premeditato per cui, ieri, è stato condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi di reclusione il 29enne di Atri Giuseppe Mattucci nei confronti del quale i giudici del collegio (presidente Claudia Di Valerio) hanno escluso l’aggravante contestata dei futili motivi. A pena espiata dovrà, inoltre, essere sottoposto a due anni di libertà vigilata. 

Un procedimento penale che a maggio di un anno fa era stato sospeso dopo che lo stesso imputato era stato ritenuto incapace di poter partecipare al processo in seguito a una perizia psichiatrica dalla quale era emersa una diagnosi di psicosi poi rivalutata. «Una psicosi nas (non altrimenti specificata) - secondo i difensori, gli avvocati Alessia Moscardelli e Giuseppe Cichella – che avrebbe spinto Mattucci ad agire in quel modo». Ma secondo l’accusa, sostenuta dal pm Davide Rosati, le cose sarebbero andate diversamente e quella sera del 12 settembre 2020, il 29enne avrebbe premeditato l’azione tanto da «andare a casa – è stato ricostruito in fase di requisitoria -, scegliere il fucile calibro 12, il più grande e offensivo che si può usare nell’ambito della caccia, privo della volata, e caricarlo con tre cartucce a nove pallettoni, vietati nella caccia, che si trovavano in una scatola integra».

«È stata usata una “lupara” – ha tuonato il legale di parte civile, l’avvocato Vincenzo Di Gialluca – e l’utilizzo di quest’arma caricata con quelle cartucce indica in maniera inequivocabile la volontà di uccidere».

Quando poi ha sparato contro l’amico che all’epoca aveva 24 anni entrambi si trovavano nelle rispettive auto. E lo ha fatto per tre volte in rapida successione mentre lui, Mattucci, secondo il consulente della procura, era fermo o leggermente in movimento, colpendo la prima volta il parabrezza dell’auto della vittima, poi la sua gamba.

«Non voleva dargli un semplice avvertimento, ma era pienamente consapevole di quello che stava facendo», ha proseguito il pm in aula che, ieri, ha chiesto una condanna a 7 anni di reclusione contrariamente alla difesa che aveva chiesto, invece, che il reato fosse derubricato in lesioni personali. Una vicenda scaturita, così come da imputazione, per questioni passionali, si parla di una donna contesa dai due amici che erano entrambi cacciatori, o forse, come ha aggiunto anche il pm, proprio per questioni di caccia «dove le regole sono ferree». Le motivazioni si conosceranno tra 90 giorni e non è escluso che i difensori ricorrano in Appello. 

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