Rieti, Giovanni Paolucci a un bivio:
"Scelgo la mia famiglia, in campo
solo per un progetto interessante"

Giovanni Paolucci
di Mattia Esposito
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Lunedì 4 Luglio 2016, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 11:20
RIETI - Le emozioni che regalano lo sport e la vita, almeno finché possibile, corrono insieme lasciando ricordi e rapporti indissolubili. Poi, come a volte succede, arriva il momento di fare una scelta, soprattutto se ad accompagnarti non ci sono i guadagni di un professionista ma solo la voglia matta di continuare a dare calci ad un pallone. Giovanni Paolucci, attaccante reatino classe 1984, ha chiuso la stagione con 14 reti nel campionato di Seconda categoria, con la maglia del Contigliano, quella che potrebbe essere la sua ultima da giocatore: “Per me si è chiusa una stagione con tanti alti e bassi, nonostante i quattordici gol ho dovuto saltare diverse partite sia per squalifica, visto che ho un bel caratterino, sia perché è arrivato il momento di dedicare tempo alla mia famiglia. Non so se il prossimo anno continuerò a giocare, molto dipenderà dal tempo che avrò a disposizione e da un eventuale progetto tecnico interessante e non troppo oneroso proprio in termini di tempo da dedicare”.

La carriera del giramondo Giovanni Paolucci parte dal settore giovanile del Rieti, fino alla squadra Juniores nazionale: “Il mio percorso è iniziato qui, con la maglia del Rieti, anche se poi nel 2002 è arrivata la chiamata del Frosinone. Quella fu una esperienza importante, che riguardò ovviamente il settore giovanile, anche se ebbi la fortuna di allenarmi anche con la prima squadra sotto la guida di Arrigoni”.

Una volta terminata l’esperienza in terra ciociara inizia un lungo girovagare tra serie D, Promozione ed Eccellenza, tra Lazio e Umbria: Sabinia, Frascati, Centro Italia, San Gemini, Montecastrilli e Montefranco sono solo alcune delle squadre in cui ha militato Giovanni Paolucci: “Dopo tutte queste esperienze ho iniziato a scendere di categoria indossando praticamente tutte le maglie delle squadre di Rieti e provincia. Se mi guardo indietro mi dico che forse potevo sfruttare meglio l’occasione avuta a Frosinone, ma non ci penso più di tanto: se la mia carriera è stata questa, evidentemente è cosi che doveva andare”.

Come detto, le emozioni della vita e dello sport, a volte, corrono insieme: “Una delle esperienze calcistiche che ricorderò per sempre l’ho fatta lo scorso anno sempre a Contigliano. Lavorare ogni giorno con un personaggio come Taribello è stato incredibile : al di là di quello che ha detto la classifica a fine campionato, è stata una esperienza fantastica, non mi sono mai divertito cosi su un campo da gioco. Le emozioni che mi ha dato il calcio sono equiparabili solo alla nascita di un figlio, io ne ho due, quindi sono molto fortunato”.

E allora si, il momento delle scelte, quando le priorità iniziano a cambiare anche se la voglia di giocare a calcio divertendosi rimane: “Sono ancora relativamente giovane, è probabile che in futuro potrei ancora scegliere di divertirmi giocando a calcio. Ora le priorità sono diverse, lavoro e famiglia sono la cosa più importante di tutte. Vedremo cosa accadrà in futuro, il mio sogno nel cassetto è quello di lavorare nelle scuole calcio con i bambini, anche se richiede tanto tempo da dedicare e mi rendo conto sia una strada, almeno ad oggi, difficilmente percorribile”.

Il tempo non cancella le passioni. Le modifica, le plasma, rendendo lo sport quasi una palestra di vita.
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