Rieti, omicidio di Campomoro: la testimonianza in aula di soccorritori e agenti intervenuti

Campomoro
di Emanuele Faraone
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Mercoledì 14 Luglio 2021, 00:10

RIETI - Entra nel vivo, con la prima udienza dibattimentale davanti alla III Sezione penale della Corte d’Assise di Roma, il processo a carico della 43enne Braulina Cozzula, accusata dell’omicidio del proprio compagno dato alle fiamme - secondo la ricostruzione della procura reatina - dopo essere stato cosparso di benzina. Alla donna (difesa dal legale di fiducia Tiziano Principi) viene contestato anche il tentato omicidio del proprio figlio. Udienza che segna l’inizio della fase “ricostruttiva” di quei tragici momenti, partendo dallo stato dei luoghi, tracce ematiche, testimonianze e reperti. Nell’aula bunker - davanti al giudice Antonella Capri - i primi testi del pubblico ministero, Tommaso Giovannetti: soccorritori e personale tecnico della Polizia scientifica. Toccante un passaggio testimoniale in cui un operante - rievocando le concitate fasi di quei drammatici momenti - ha raccontato di quando si è ritrovato davanti ad uno dei figli della coppia che lo incalzava ad “aiutare papà” rimasto all’interno della sala da pranzo che andava a fuoco. In aula il personale medico-sanitario della prima unità mobile del 118 intervenuto il 25 novembre del 2019 nel quartiere di Campomoro, in via Dionigi, verso ora di cena, prima del rogo, per quello che sembrava un ordinario intervento a seguito di un diverbio in famiglia, con Braulina che al telefono avrebbe dichiarato essere di vittima di percosse e di avere successivamente avuto qualche momento di agitazione e intemperanza, per poi allontanarsi di casa con uno dei figli, mentre i carabinieri intanto cercavano di rintracciarla.

La vicenda
Poi il racconto del successivo intervento degli agenti della Squadra volante della Questura di Rieti, quando l’incendio era appena divampato.

La precipitosa corsa su per le scale, fino al terzo piano e poi l’impossibilità di accedere all’interno a causa delle fiamme, del fumo che aveva reso l’aria irrespirabile e delle elevate temperature raggiunte. Analisi dello stato dei luoghi invece con l’esame di un operatore della polizia scientifica, che avrebbe confermato la chiusura (non a chiave) della porta della sala all’interno della quale fu possibile accedere passando attraverso i vani delle vetrate esplose a causa delle sollecitazioni termiche. Dietro la porta il corpo ormai senza vita del 44enne Valerio Amadio. Infine la testimonianza di un infermiere che, nell’immediatezza dell‘intervento di soccorso post-incendio, aveva prestato le prime cure alla Cozzula per via delle ustioni riportate in varie parti del corpo e che poi la porteranno ad un lungo periodo di convalescenza presso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma, piantonata in stato di arresto. Nella prossima udienza - aggiornata dopo la pausa estiva di agosto - verranno ascoltati in aula anche alcuni membri di due famiglie residenti nell’edificio. In lista anche l’anatomopatologo Luigi Cipolloni che ha eseguito la ricognizione autoptica sul cadavere di Valerio Amadio. Costituita parte civile in giudizio la madre della vittima, rappresentata dall’avvocato Stefano Marrocco.

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