Rieti, Morsani: veri “disegnatori di fuochi” nel mondo da quasi centocinquant’anni

Fuochi d'artificio Morsani
di Luigi Ricci
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Sabato 15 Ottobre 2022, 00:10

RIETI - Ne è passato di tempo, diciamo dal 1880, quando Reginaldo Morsani inaugurò la fabbrica di fuochi d’artificio che - attraverso il figlio Telesforo e il suo erede Bernardino - è ora diretta dal bisnipote Telesforo, che ha proiettato nel futuro l’antica arte pirotecnica, ideata intorno all’anno 1000 dai monaci cinesi non per scopi militari, ma per divertire e stupire la gente, tant’è che oggi il giovane discendente della famiglia originaria di Belmonte, ai cui piedi c’è la sede della Pirotecnica Morsani, può a pieno merito fregiarsi dell’appellativo di “pyrodesigner” - più o meno “disegnatore di fuochi” - che, in pratica, dipinge usando i fuochi d’artificio tramite sofisticati software, detti “show creator”, sincronizzandoli con musica, luce, acqua, strutture architettoniche e altri elementi.

L'evoluzione. «La nostra famiglia ha una tradizione secolare - spiega Telesforo - durante la quale ha sviluppato quella che è una vera e propria arte, anche se nella sua “effimerità”, perché in un determinato lasso di tempo si deve impressionare lo spettatore grazie a colori dipinti nello spazio in particolari scenari, senza però usare il pennello ma, appunto, i fuochi d’artificio».

Tutto ciò ha comportato una evoluzione: «Infatti - prosegue il bisnipote di Reginaldo - lo spettacolo pirotecnico col tempo è cambiato, passando da quello tradizionale, ma sempre suggestivo, in occasione di festività e celebrazioni di vario genere come, facendo l’esempio più classico, per celebrare la processione di Sant’Antonio a fine giugno, a quello che sfrutta moderne tecnologie per tenere concerti, spettacoli multimediali, esaltare la bellezza di monumenti, palazzi e di importanti aree architettoniche di varia estensione, perfino città».

L'ascesa. «Ero in azienda dai primi anni 2000 - ricorda Telesforo - quando si decise di fare il grande salto, con un forte investimento, per partecipare nel 2007 a una fiera a Montreal, in Canada, dove presentammo uno spettacolo di fuochi abbinato a musica barocca, per cui ottenemmo i premi di giuria, pubblico e per la colonna sonora, e che ci fece conoscere a livello internazionale. Fu il passo di partenza verso il Mondiale vinto sempre a Montreal nel 2011». Da quel momento la Pirotecnica Morsani, che come è indicato nel sito coinvolge ben 50 tecnici professionisti, si è esibita oltre che in Italia all’estero: Cannes, Macao, Pamplona, Hannover, Bogotà, Montecarlo, Oporto, sono solo alcune tappe attraverso le quali sono stati prodotti i 3.384 spettacoli registrati sulla pagina web.

Il silenzio. Telesforo Morsani si può quindi definire un pittore “sui generis”, che dispensa un’arte particolare. Un vezzo di famiglia, visto che il cugino di suo padre è lo “zio Dino”, ovvero il noto scultore Bernardino Morsani: «Un vero punto di riferimento per me, a conferma che da noi abbondano gli artisti». Ma come si accennava prima, Telesforo - insignito dall’Istituto universitario di Scienze finanziarie e aziendali, patrocinato dal Ministero degli Esteri, di un diploma di merito professionale, quale riconoscimento per la scienza apportata al mestiere di pirotecnico - non usa il pennello ed è sorretto da un’azienda suddivisa in vari settori, dalla miscelazione dei prodotti chimici al confezionamento degli artifici, che dispone di tecnologie all’avanguardia e di una propria sofisticata officina meccanica. «Tutto questo, però - spiega - deve poi tradursi nella sintesi visuale di fuochi, luci, colori, laser e musica, in una scenografia che deve essere altamente artistica e che non scada nel banale. Ma non solo». Infatti Telesforo, in partenza questa settimana per Siviglia, spiega quanto sia cambiata la concezione di questi spettacoli, dove «anche il suono delle esplosioni va calibrato con la colonna sonora scelta, fino ad arrivare al silenzio. Per esempio ad Hannover ci è stato chiesto di non fare rumore per lasciare spazio solo a luci, colori e musica sia per esaltare lo scenario, sia talvolta per rispetto a normative in tema di inquinamento sonoro. Insomma - conclude - l’iconografia dello stregone chiuso in laboratorio a mescolare e sperimentare polveri e miscugli ha lasciato il posto a un lavoro che abbina tecnologia e creatività per creare quadri unici».

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