LE ACCUSE
Beccarini, la moglie e Berardi sono indagati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale in concorso tra loro. Il Berardi in qualità di liquidatore e rappresentante legale della «Cava San Cristoforo», Michele Beccarini per essere di fatto l’amministratore della società fallita e la moglie in qualità di depositaria della scritture contabili della società. I cinque indagati sono tutti difesi dall’avvocato Giovanni Fontana di Rieti.
LE INDAGINI
La vicenda ha preso le mosse dal fallimento della cava, nel marzo del 2015. Ad aver poi dato la stura all’indagine della brigata della Finanza di Antrodoco sono stati gli «strani» movimenti registrati su un libretto nominativo, dove era depositata la somma di 98mila e 610 euro alla data del 27 marzo del 2006. Un libretto intestato alla società che si occupava dell’estrazione di materiali inerti e che sarebbe poi stato ritirato dall’architetto Michele Beccarini in data 14 giugno 2006. Della somma che vi era depositata, cercata con insistenza dagli uomini delle Fiamme Gialle, non è stata però trovata traccia.
O meglio, le tracce sarebbe poi state rinvenute in alcuni mandati di pagamento da parte del liquidatore della cava, Emanuele Berardi, attuale sindaco di Borgo Velino. Settemila e 488 euro sarebbe stati versati alla commercialista Federica Tiezzi per una generica «consulenza in materia fiscale, societaria e contrattuale», mentre l’architetto Beccarini, marito della Tiezzi, avrebbe ricevuto un compenso di oltre 31mila euro per «la preparazione di un atto notarile». Il sindaco Berardi, infine, si sarebbe autoliquidato una parcella di quasi 10mila euro per la sua attività di liquidatore.
IL SISTEMA
I tre, secondo l’accusa e secondo ruoli diversificati, avrebbero messo in atto azioni tali da «distrarre» a loro vantaggio una considerevole porzione delle risorse finanziarie della società fallita - si parla di almeno 80mila euro - destinandole al soddisfacimento di esigenze e bisogni del tutto personali. Parliamo, per capirci, di somme che sarebbero state usate dai tre per pagare l’acquisto di un’automobile, il pagamento delle rate residue di un mutuo in scadenza e altri sfizi di carattere personale. I tre indagati - la posizione della Scorretti e della Scardaoni è marginale - oltre a queste operazioni, da una parte apparentemente spregiudicate, dall’altra anche ingenue nel loro dipanarsi finale (l’acquisto di un’auto con i soldi della società fallita è quasi da barzelletta), per giustificare costi fittizi e minori ricavi, avrebbero anche utilizzato ed emesso fatture per operazioni in tutto o in parte, secondo l’accusa, inesistenti.
L'ESPOSTO AGLI ORDINI PROFESSIONALI
Nei confronti del Beccarini (architetto) e della moglie Federica Tiezzi (commercialista) sono inoltre stati depositati due circostanziati esposti ai rispettivi ordini professionali per l’applicazione delle sanzioni che possono arrivare fino alla radiazione dall’albo.
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