Allarme bomba all'Old Trafford:
il racconto del giornalista reatino
Nazareno Orlandi

L'Old Trafford prima dell'evacuazione
di Nazareno Orlandi
3 Minuti di Lettura
Domenica 15 Maggio 2016, 19:03 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 10:37
MANCHESTER - Ci hanno fatto abbandonare lo stadio senza innescare nemmeno un po' di paura, nemmeno un po' di apprensione. E parliamo di migliaia di persone, tantissimi i bambini, che su richiesta degli steward hanno lasciato in pochi minuti la tribuna dedicata a sir Ferguson senza sapere il perché: solo fuori dallo stadio si è appreso del pacco sospetto e della cancellazione del match. E ancora più tardi gli artificieri che hanno fatto esplodere quel pacco con un cellulare collegato a un tubo del gas l'hanno classificato "inoffensivo". Ma intanto erano passate ore, intanto erano venute in mente immagini su altri "pacchi" che "inoffensivi" purtroppo non erano stati.     

Oggi era una "semplice" ultima giornata di Premier League tra Manchester e Bournemouth, sia pure decisiva per i padroni di casa. E allora l'emozione di un selfie davanti la statua che celebra la United Trinity dei Red Devils: Best, Law e Charlton; il gagliardetto comprato e conservato dentro lo zaino degli Europei di atletica leggera a Rieti del 2013 per il viaggio in treno da Liverpool a Manchester. Un giro in centro, uno scatto alla Town Hall da pubblicare su Instagram e poi di corsa in tram verso l'Old Trafford. Senza il biglietto per la partita, ma poi è scattata la voglia di non perdere un'occasione, perché non andare?

Il poliziotto con l'accento stretto e lo sguardo deciso che indica la strada verso la fermata del tram. Piccadilly Garden, non lontano dalla stazione, un cielo azzurro che qui di solito se lo sognano, un serpentone giallo che porta verso il Teatro dei Sogni (così hanno ribattezzato l'Old Trafford). Quindici minuti e si è arrivati. Lo steward indica la biglietteria, sì, si può comprare il biglietto il giorno stesso della partita. Va bene la tribuna Alex Ferguson? Benissimo. Intorno fiumi di birra cominciano a esondare, gli hamburger sono già infilati nei panini e l'assalto allo store ufficiale per i gadget è senza soste.

All'ingresso gli steward salutano e perquisiscono i tifosi ma senza esagerare e non è stato nemmeno necessario mostrare la carta d'identità. Ecco lo stadio dei sogni, il posto sta lassù, in alto, ma il campo si vede benissimo.

Un tifoso inglese chiede se è possibile slittare di qualche posto per non dividere due fratellini. Certo, ci mancherebbe. E' tutto pronto, mancano 15 minuti al fischio d'inizio. Poi invece un breve annuncio dagli altoparlanti, una voce di donna molto tranquilla che invita a lasciare la tribuna e gli steward che disciplinano l'uscita.

Un minuto, forse un paio, per mettere a fuoco cosa stesse accadendo. "Niente di grave, ma non abbiamo notizie" è la rassicurazione degli uomini della sicurezza. Si scende con calma per le sei o sette rampe di scale dell'Old Trafford. Nessuno perde la pazienza e questo in effetti sorprende: in Italia cosa sarebbe accaduto? "Potremmo rientrare?", viene chiesto a uno steward. "Forse più tardi".

Nel piazzale l'annuncio dell'altoparlante. Partita annullata, obbligatorio allontanarsi dalla zona dello stadio e tornare verso le auto o le stazioni. Tantissima delusione, i bambini fanno mille domande, ma nessuno protesta, nessuno alza la voce. Gli ultrà riprendono a bere e a cantare prendendo in giro Jihadi John: "Vinceremo la Coppa d'Inghilterra" , un elicottero inizia a sorvolare l'Old Trafford, sembra, anzi, è tutto sotto controllo. E in città, tra i negozi del centro, si respira una domenica come le altre. Dall'Italia squilla il telefono: "Tutto ok, tutto ok". Peccato per il biglietto e maledetto l'incubo del terrorismo. Ma dall'Old Trafford invece di una lezione di calcio oggi è arrivata comunque una lezione di civismo, una risposta a chi vuole spargere paura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA