Rieti, Mario Ferrara: «Mai saputo dell'odio di Campiti. Io pensavo solo a lavorare»

Valleverde di Ascrea
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Mercoledì 14 Dicembre 2022, 00:37

RIETI - Mario Ferrara ha poca voglia di parlare. Si scusa più volte per questo, ma è ancora sotto choc. Domenica mattina era nel gazebo di Colle Salario, a Roma, in quella che doveva essere una semplice riunione di fine anno del consorzio Valleverde e invece si è trasformata in una mattanza. Ne è uscito illeso fisicamente, ma segnato a vita psicologicamente. Il suo nome compare più volte nel blog nel quale Claudio Campiti - l’ex assicuratore di 57 anni che domenica ha ucciso a colpi di pistola le donne e ha ferito altre persone - però, Mario lo ha scoperto in queste ore, quando sono diventate di dominio pubblico le pagine piene di insulti, minacce e denunce che tratteggiano un odio delirante nei confronti dei vertici del Consorzio, dei residenti e delle istituzioni. Pagine di male parole, molte delle quali destinate proprio a Ferrara che è responsabile della manutenzione all’interno dell’area consortile, situata tra i Comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda.

La scoperta. Eppure Mario, su quel blog non ci era mai capitato, delle frasi di rabbia e delle accuse sprezzanti e diffamanti mosse nei suoi confronti dice di non avere mai letto. «Io lavoro - spiega - non sono un tipo che va a vedere o a leggere queste cose su internet, e quello che sto sentendo in queste ore è nuovo per me, tra l’altro lo vedevo tutti i giorni perché mi occupo dei lavori di manutenzione e sto sempre a Valleverde, dentro al consorzio». Ma a voce parlava poco Campiti, preferiva scrivere sul blog “Ascrea - Rocca Sinibalda - Consorzio Valleverde”, uno dei tanti diari virtuali aperti dal 2013 in poi e sempre aventi ad oggetto contestazioni contro qualcosa o qualcuno (leggasi quelli “dedicati” a due compagnie telefoniche).
Sul web, Campiti contestava l’istituzione delle quote consortili che si rifiutava di pagare e si scagliava - oltre che ferocemente nei confronti di Prefetto, Amministrazioni comunali di Ascrea e Rocca Sinibalda, Procura della Repubblica e di un altro consorziato (Lino De Santis) - proprio contro Mario Ferrara che veniva attaccato nei modi più disparati per il ruolo di di manutentore del “consorzio raus”, come l’ex assicuratore lo aveva definito con tanto di striscione affisso sul rudere in cui viveva.

I temi. Ricostruzioni complottistiche, piene di odio e rancore, alle quali, tuttavia, nessuno pensava potesse seguire una fine tanto cruenta. «Chi si poteva aspettare una cosa del genere? Non esiste, non può essere - ripete Mario. - Io fortunatamente domenica stavo in un punto più lontano rispetto alla parte in cui è entrato lui.

Davanti a me c’era molta più gente e sono riuscito a salvarmi perché mi sono potuto riparare». Ma le immagini e le urla sono scolpite nella sua mente. «Una cosa indescrivibile - continua a dire mentre confessa la fatica di ripercorrere anche solo a parole quegli attimi. - Ancora non riesco a capire quello che è successo». Ammette il terrore vissuto. «Ho avuto paura, sì - ricorda Mario. - Quando ti trovi davanti a una situazione del genere non puoi non avere paura. E non sto ancora bene. Sono momenti molto difficili, mi ha colpito tantissimo vedere quello che è successo alle persone vicino a me. Quelle scene non le dimenticherò mai. È impossibile». A più riprese cerca di interrompere la conversazione. «Mi deve scusare, ma non ce la faccio a parlare oltre» e mentre sta per chiudere la telefonata si lascia andare alla «speranza che la giustizia faccia il suo corso e che vengano presi provvedimenti al più presto, perché è una cosa alla quale non si può credere».

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