Rieti, coronavirus: ristoranti, la ripresa
si annuncia difficile e irta di mille ostacoli

Ristorante pizzeria La Favorita (foto Meloccaro)
di Giacomo Cavoli
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Martedì 12 Maggio 2020, 00:48 - Ultimo aggiornamento: 14:31
RIETI - Coronavirus. Ristoranti, riapertura vicina, ma crescono i timori tra i gestori.
«La concessione gratuita delle aree verdi lungo il Velino per l’ampliamento dei locali e dei ristoranti? La Regione deve ancora risponderci». È ancora tutta in salita la ripartenza di bar e ristoranti ipotizzata dal governo per lunedì 18 maggio: per ora, il vicesindaco e assessore alle Attività produttive di Rieti, Daniele Sinibaldi, tenta di ottenere tutto quel poco che un Comune può chiedere, pur di agevolare la ripresa. Ci sarà infatti da trattare anche con Saba, per gestire l’allargamento dei dehors sulle strisce ancora sottoposte a convenzione al Borgo: «Ho convocato un incontro con l’azienda, per agevolare gli imprenditori nell’affitto degli spazi delle strisce blu», spiega Sinibaldi. Nel frattempo, anche il quarto deputato reatino Alessandro Fusacchia (Gruppo Misto) ha confermato la sua presenza alla videoconferenza di domani ideata dagli imprenditori reatini della ristorazione.

I dubbi
Alla riapertura manca poco meno di una settimana. Ma i dubbi sulla certezza della data, su quale distanza mantenere tra i tavoli, sull’obbligatorietà del plexiglass e un’infinità di altri piccoli dettagli tengono i ristoratori sulle spine. Al “ Grottino” di piazza Cesare Battisti, la data del 18 maggio ha colto alla sprovvista la conduzione familiare di Bruna e delle figlie Cristina e Silvia Fabrizi: «Abbiamo ordinato la colonnina igienizzante obbligatoria all’entrata, guanti, mascherine e termometri, ma non credo riusciremo ad averli tutti in tempo per il 18 maggio, perché è scattata la corsa all’acquisto: d’altronde, ci eravamo preparati per iniziare l’asporto il 18, convinti di dover riaprire il 1° giugno - racconta Silvia. - Dai 55 posti a sedere dentro al locale, con due metri di distanza e tavoli da massimo tre persone, resteremo con circa 15 posti: fuori, dagli iniziali 6 tavoli contiamo di riuscire a metterne 12 per tre persone ciascuno, ma ancora non c’è la possibilità di presentare le domande per l’allargamento dei dehors. Cambierà anche il servizio al tavolo, con materiali monouso: stiamo aspettando anche per ordinare il plexiglass, perché non si capisce se sarà obbligatorio o meno. Abbiamo perso parecchio in termini di posti a sedere e non so se riusciremo a tenere aperto il locale, perché non sappiamo quale sarà la reazione della gente». “La taverna dei Fabri” di piazza Beata Colomba teme di dover abbassare la saracinesca: «D’estate, abbiamo 110 posti dentro e circa 90 fuori - spiega Anselmo Fabri. - Ora, con almeno 2 metri di distanza tra i tavoli, rischiamo di perdere più della metà dei posti in entrambi gli ambienti, restando con 46 posti dentro. Ho fatto richiesta al Comune per allargare i dehors, ma non mi sembra che in giro ci sia tutta questa voglia di rivedersi: credo che ormai le persone si siano abituate all’isolamento e noto che c’è paura ad avvicinarsi. Il plexiglass? Non lo accetto a prescindere: non si può mangiare come se si facesse visita a un carcerato. Non credo che queste disposizioni mi consentiranno di lavorare ancora per molto: in questo momento stiamo lavorando da asporto, ma non sono convinto che sia economicamente sufficiente. Durante l’estate recuperavamo ciò che si perdeva in inverno, ma con la riduzione dei posti non penso di riuscire a coprire tutte le spese. I locali in centro storico costano e adesso servirà la metà del personale: la mia paura è che dovrò chiudere». Lungo le sponde del Velino, a lato del Ponte Romano, la pizzeria e hamburgeria “No better place” potrebbe invece ottenere l’ampliamento del dehors chiesto da Sinibaldi alla Regione: «Anche se si potessero spostare i tavoli sul prato, servirebbero altri soldi per creare una struttura che possa accoglierli. Se si tratta di una misura valida solo fino a settembre non ne usufruirò, perché non conviene - osserva il titolare, Armando Balzerani. - Per ora, che siamo stati costretti a riaprire, grazie all’asporto e al domicilio riusciamo soltanto a pagare qualche spesa: rispetto alla scorsa estate, quando tra dentro e fuori il locale avevamo un centinaio di persone, oggi potremmo arrivare ad una trentina massimo».
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