Rieti, ottantenne con figlio
disabile a carico sfrattata
dopo 33 anni dalla casa Ater

Ater
di M.Cav.
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Giovedì 9 Febbraio 2017, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 14:00
RIETI - Alla fine, al quarto tentativo dopo i primi tre andati a vuoto, l'Ater è riuscita a spuntarla e a sfrattare un'anziana inquilina di 80 anni, con il figlio invalido e disoccupato, dall'appartamento che occupava dal 1984 nel complesso realizzato dall'ex Iacp a Porta d'Arce. Per farlo, l'ufficiale giudiziario si è presentato martedì accompagnato dalla polizia, oltre che dai funzionari dell'azienda e da due medici dell'Asl, perché in precedenza non era stato possibile eseguire il decreto di rilascio a causa delle non buone condizioni di salute della donna.

Questa volta, invece, il via libera allo sfratto è arrivato dagli stessi medici che hanno ritenuto l'anziana in grado di sostenere il trasloco, circostanza che avverrà entro una settimana dopo la breve proroga concessa dall'Ater per consentire alla donna di trovare un'altra sistemazione.
Si è chiusa così, dopo sei anni (il primo decreto di rilascio risale al 2011), la battaglia ingaggiata dall'azienda per rientrare in possesso dell'appartamento dove l'ottantenne ha vissuto per trentatré anni, pagando regolarmente l'affitto, riuscendo ad opporsi a lungo, assistita dall'avvocato Fabrizio Di Paolo, alle ripetute ingiunzioni dell'azienda.

Un contenzioso generato dal fatto che la pensionata, rimasta vedova in seguito alla morte del marito, aveva subaffittato due stanze ad altrettanti anziani, tanto da vedersi contestare dopo l'intervento dei carabinieri attivati da una segnalazione anonima, l'accusa di aver gestito una residenza sanitaria non autorizzata.

Di conseguenza, i due ospiti erano stati costretti a lasciare l'abitazione per essere trasferiti all'ex Manni, dove uno di loro morì il giorno successivo. La donna, invece, colpita da un decreto di condanna penale del tribunale, pagò per la violazione un'ammenda di 200 euro. Ugualmente, la pensionata ha cercato negli anni di evitare lo sfratto continuando a pagare il canone e chiedendo l'assegnazione di un piccolo alloggio per non finire in strada, ma l'Ater si è mostrata irremovibile, tanto da arrivare a respingere anche la domanda presentata dal figlio in quanto convivente di una persona oggetto di un decreto di rilascio. Dura lex, sed lex, motivano in via dei Salici, e poco importa se di mezzo c'è finita un'anziana di ottant'anni.
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