Nel 2015, al termine di una lunga istruttoria dove decisive si erano rivelate le testimonianze dei colleghi, il giudice del lavoro aveva accertato che tra la lavoratrice e l’amministrazione era intercorso un rapporto di lavoro subordinato e, di conseguenza, aveva condannato l’ente a corrispondere alla ricorrente quasi 43 mila euro (oltre agli interessi) per le differenze retributive maturate tra un contratto e un altro.
In secondo grado la somma che deve essere ricnosciuta alla precaria è salita ancora.
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