Morì in un'incidente nell'incrocio maledetto, patteggia 18 mesi l'automobilsta reatino per concorso in omicidio stradale

Morì in un'incidente nell'incrocio maledetto, patteggia 18 mesi l'automobilsta reatino per concorso in omicidio stradale
di Renato Retini
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Domenica 1 Maggio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 00:21

RIETI - Uno dei gravi incidenti che hanno insanguinato negli anni l’incrocio tra via Comunali e via Chiesa Nuova, ora regolamentato da una nuova rotatoria entrata in funzione nei mesi scorsi, dove il 22 agosto 2020 rimase vittima una giovane donna di Roma, Ylenia Prosperi di 35 anni, si è chiuso in tribunale con una sentenza di patteggiamento per uno dei due automobilisti coinvolti, imputati di concorso in omicidio stradale, mentre l’altro, un’amica della Prosperi, ha scelto in sede di udienza preliminare di essere giudicata con il rito ordinario ed è stata rinviata a giudizio. 

La decisione. A patteggiare la condanna a un anno e sei mesi davanti al gup Floriana Lisena, dopo l’accordo raggiunto tra pubblico ministero e difesa dell’imputato, con la concessione delle attenuanti generiche e la non menzione ottenute dall’avvocato difensore Giuseppe Perugino anche a fronte dell’avvenuto risarcimento danni da parte della compagnia assicuratrice in favore dei genitori della vittima, è stato il reatino S.C., 56 anni.

L’uomo proveniva da Contigliano, insieme alla moglie e alle due figlie (tutte rimaste ferite nello scontro), guidando una Opel che si scontrò con una Smart, condotta dalla romana A.M., coetanea della Prosperi che si trovava seduta sul lato passeggeri. Un impatto violento, causato, secondo gli esiti dei rilievi effettuati dalla Polizia stradale e della consulenza tecnica affidata dalla procura all’ingegner Alessandro Boncompagni, dal mancato rispetto del segnale di stop da parte della conducente romana che, uscendo da via Comunali, voleva attraversare l’incrocio per immettersi in via Cese, da dove avrebbe poi proseguito per raggiungere Poggio Bustone. 

La morte di Ylenia non fu però immediata, ma avvenne dopo tre mesi di ricovero al policlinico Gemelli di Roma dove era stata trasferita, subito dopo i soccorsi, in prognosi riservata. 

La contestazione. Solo in seguito al decesso, a S.C. era stata contestata una corresponsabilità nell’omicidio stradale, e questo era avvenuto dopo il deposito della consulenza medico legale con la quale il perito di ufficio, Luigi Cipolloni, aveva evidenziato il nesso di causalità tra il decesso e le lesioni riportate nell’incidente, che avevano contribuito ad aggravare alcune patologie di cui la vittima soffriva. 

Una responsabilità di “rimbalzo”, scattata in quanto l’automobilista reatino aveva superato il limite di velocità di 60 chilometri orari fissato in quel tratto della Reopasto. La conducente della Smart sulla quale viaggiava la giovane romana deceduta, A.M., per la quale l’avvocata difensore di fiducia Angela Porcelli aveva chiesto in via principale al gup di pronunciarsi per il non luogo a procedere, dopo il rinvio a giudizio sarà invece processata per omicidio stradale dal giudice monocratico. 

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