La figlia a 22 anni cambia sesso, mamma Paola: «Non mi vergogno. Soffro per chi non viene accettato in famiglia»

Paola Corradini di Rieti ha scelto di affidare ai social una riflessione che suona come una dichiarazione d’amore

La figlia a 22 anni cambia sesso, mamma Paola: «Non mi vergogno. Soffro per chi non viene accettato in famiglia»
di Sabrina Vecchi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Maggio 2023, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 12:03

Ha scelto di affidare ai social una riflessione che suona come una dichiarazione d’amore assoluta. «Questo è mio figlio. Sì, non ho sbagliato a scrivere, mio figlio. Si chiama B e non importa quale sia il nome che abbiamo scelto per lui quando è nato». Il nome che Paola e Roberto avevano scelto 22 anni fa era Beatrice. Oggi B non sa ancora quello che sceglierà per la sua identità maschile, a conclusione del lungo percorso che sta percorrendo da un paio d’anni a questa parte.

Bimba di 4 anni si impicca accidentalmente a un gonfiabile e muore. «Il personale era distratto dai cellulari»

«A diciannove anni ha chiesto a noi familiari di chiamarlo con la desinenza maschile e solo con l’iniziale. Io sono rimasta serena, la sorella gli ha dato e gli sta dando un grande appoggio", spiega Paola Corradini di Rieti. «Mio marito invece ci ha messo più tempo, siamo entrati in un mondo che non conoscevamo».

A partire dalla parole giuste da usare, come transgender, o uomo trans. «In questo i nostri figli ci indirizzano, ci spiegano. Vogliamo essere presenti anche nei termini giusti, a casa è capitato di sbagliare ma ci abbiamo ironizzato su. Per fortuna abbiamo avuto tempo per accettare la cosa, accompagnati dai professionisti che ci seguono nel percorso che stiamo facendo tutti insieme, in un centro specializzato di Roma».

Silvio Garattini, i segreti di longevità: «Pratico la restrizione calorica. Tè e spremute di giorno, mangio solo la sera. Studio farmaci ma non li prendo»

L'intervento. Tra un anno e mezzo B affronterà in Spagna un intervento chirurgico non totale in cui asporterà il seno ma mantenendo i genitali femminili. Quindi seguirà tutte le procedure per il percorso per giungere legalmente alla riattribuzione del sesso e del genere anagrafico. «Abbiamo vissuto tutto in maniera molto naturale, senza pianti o liti. Questa è la sua scelta, noi l’abbiamo accettata: non ci si deve mai vergognare per le scelte di un figlio. Provo grande dolore per tutti coloro che non sono accettati dalle famiglie o addirittura rifiutati».

Infanzia complicata. Paola racconta di un figlio con un’infanzia complicata, vittima di episodi di bullismo e vessazioni: «A prescindere dal suo aspetto fisico, estroso ma non molto diverso da quello dei coetanei, è sempre stato molto particolare, estremamente sensibile. Era piccolissimo quando al mare invece di fare castelli di sabbia si metteva a raccogliere i rifiuti di plastica per non far morire le tartarughe. Il suo atteggiamento si è sempre distanziato dalla massa, per questo ha subito tanti gravi episodi sia a scuola che nella squadra di basket in cui giocava. Ma ha superato tutto, e ne sono fiera».

Momenti difficili. Periodi difficili, in cui la famiglia ha fatto quadrato per sostenersi a vicenda, fin dalle prime problematiche: «A seguito degli episodi di bullismo ha avuto una depressione, superata con l'aiuto di uno psicologo. Con il suo seno, una terza abbondante, non ha mai avuto un buon rapporto. È dimagrito dieci chili e porta un reggiseno contenitivo per nasconderlo, senza non esce di casa. E tra poco inizierà il percorso ormonale con un endocrinologo»». La piccola provincia a volte giudica, ma spesso protegge anche, perché conosce da vicino le persone: «C'è chi ha fatto commenti malevoli, ma ci sono state soprattutto le persone che hanno accolto e compreso. Con gli amici che frequentiamo, i familiari stretti, non è cambiato nulla se non un'iniziale, è stata una cosa spontanea, senza un prima o un dopo».

Il sostegno. Un sostegno importante che aiuta e supporta: «La disponibilità che abbiamo ricevuto è stata fondamentale. Da sempre casa nostra è stata accogliente, una sorta di rifugio per gli amici», spiega Paola. «Da noi conta il rispetto per la persona, per questo la notizia della condizione di B non ha scombussolato né la nostra vita né quella delle persone a noi vicine, e anche l'apertura verso la sua fidanzata non ci ha creato particolari turbamenti».

Il messaggio. Il messaggio che questa mamma vuole dire è per i tanti ragazzi nelle stesse condizioni che non hanno famiglie che li aiutano: «Dovrebbero riflettere coloro che considerano come una malattia ciò che neppure i figli hanno voluto. Non dico sia facile, ma B ha scelto la sua strada e la sta percorrendo: una strada lunga e difficile che lo porterà a realizzare il suo desiderio con coraggio, nonostante il dolore». Un figlio che prosegue nei suoi sogni con creatività ed ottimismo, e tra poco inizierà il servizio civile in una onlus che si occupa dell'assistenza a persone con autismo: «È un ragazzo forte, come mamma lo vedo bello sempre, come il giorno che è nato. E tutti noi a casa vogliamo solo che lui sia felice: non è forse questo, quello che fanno le famiglie?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA