Rieti, ecologia e ambiente:
Slow Food e Diocesi
così cambiano Rieti

Il vescovo Pompili e Carlo Petrini (Foto Meloccaro)
di Alessandra Lancia
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Martedì 15 Maggio 2018, 17:20
RIETI - Coltivare è custodire, dice Carlo Petrini ai reatini che affollano San Domenico, ripetendo ad alta voce le parole della «Laudato Sì» di Papa Francesco. La proposta-provocazione del fondatore di Slow Food e del vescovo Domenico Pompili si chiama comunità Laudato sì, e punta a fare delle parole rivoluzionarie del Papa su ecologia e ambiente una prassi quotidiana individuale e al contempo un movimento sociale. Una proposta fatta a credenti e non credenti, in nome di «un nuovo umanesimo: per salvare la Terra madre bisogna superare le distinzioni e unire le forze». Una proposta - incalza Petrini - che poggia su tre pilastri: l'ecologia integrale, che cioè ricomprende in sé tanto la dimensione ambientale quanto quella sociale. «Non c'è ecologia senza giustizia e non ci può essere equità in un ambiente degradato», scrive il Papa.
«I disastri ambientali li pagano i poveri e i diseredati», traduce Petrini. «Tutto è connesso, ed è incredibile come la politica non capisca e non parli di questo». Secondo pilastro, il dialogo, il dialogo come metodo: «Solo così ci si incontra anche nella diversità». Terzo pilastro, i comportamenti individuali: «Il Papa nell'Enciclica arriva a suggerire di spegnere la luce, risparmiare l'acqua. Ma i comportamenti individuali, se condivisi, possono cambiare il mondo».

IL CONTESTO DEL PROGETTO
La proposta di Comunità Laudato sì del vescovo di Rieti e del fondatore di Slow Food si inserisce in questo contesto. «La dimensione in cui vogliamo agire è politica, ma nel senso più alto e più vero: vogliamo incidere, vogliamo lavorare per il bene comune, e costruire dal basso un nuovo umanesimo», incita Petrini. Padre Mariano Pappalardo racconta l'esperienza della comunità Laudato sì, che sta prendendo piede a Terminillo. Luigi Russo sta provando a fare altrettanto ma in un'ottica laica, nella Riserva del Cervia e del Navegna: «Quest'anno sono 30 anni dalla nascita della riserva, vogliamo fare comunità con la popolazione che abita la nostra riserva», dice. Per ogni comunità si parte da almeno 5 persone, la condivisione della «Carta etica» delle Laudato sì e poi «farlo con gioia, perché queste cose si fanno anche divertendosi», dice Rinaldo Rava, di Slow Food. C'è anche un indirizzo vero, da tenere a mente: Palazzo Quintarelli, in via Cintia.
Il vescovo si riserva le conclusioni: «Recuperiamo il senso della Creazione, dell'incanto della Creazione, e usciamo fuori da questo disincanto che ci annichilisce. Noi viviamo nella terra che scelse Francesco, queste comunità sono un altro modo per appropriarci di questa memoria, e non in maniera astratta. C'è da ricostruire Amatrice, Accumoli, curare ferite profonde: mobilitiamoci, incontriamoci, tra diversi, il dialogo è già partito. Il 28 luglio ad Amatrice faremo il forum delle Comunità Laudato sì, sul tema della biodiversità. Ci vediamo lì».
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