Rieti, sala gremita a Montenero
per la conferenza sui resti
del Santuario della Dea Vacuna

Rieti, sala gremita a Montenero per la conferenza sui resti del Santuario della Dea Vacuna
di Samuele Annibaldi
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Mercoledì 8 Gennaio 2020, 09:39
RIETI - Una bella cornice di pubblico ha affollato le stanze dell’antico maniero, il castello Orsino di Montenero Sabino, che sabato scorso ha tenuto a battesimo la prima conferenza sulla campagna estiva di scavi condotta in estate in località Leone sui resti del Santuario della Dea Vacuna. Erano rimasti solo  i posti in piedi nel salone principale, gremito di persone, tra amministratori locali, studiosi e semplici appassionati. Il tema trattato, come detto, riguardava gli scavi archeologici svoltisi la passata estate presso la località Leone nel paese Sabino.

I relatori, tra cui il professor  Aldo Borlenghi dell’Università Lione 2, che ha diretto i lavori di indagine, hanno dato conto di quanto finora rinvenuto e tracciato le linee guida per il futuro. Borlenghi, unitamente all’archeologo Federico Giletti e all’archeologo Alessandro Betori (funzionario della Soprintendenza), ha affermato che l’Università di Lione è assai interessata alla prosecuzione delle ricerche e all’allargamento del campo di indagine a tutta l’area della Sabina. Montenero rappresenta dunque un primo passo, una sorta di prima esperienza da approfondire ed espandere in altri siti limitrofi.

«Lo scopo – ha spiegato il consigliere comunale delegato alla Cultura di Montenero, Daniele Farese - non è solo fare luce sul mondo del popolo sabino e sulla dea Vacuna, ma effettuare un’indagine scientifica, di alto contenuto tecnologico, che possa indagare in maniera diacronica tutta l’area della Sabina centrale. La speranza è che si dia seguito a questa prima esperienza e che le realtà locali, amministrative e politiche, possano sostenerla sia dal punto di vista delle risorse necessarie, sia sotto il profilo burocratico – amministrativo».
 
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