I relatori, tra cui il professor Aldo Borlenghi dell’Università Lione 2, che ha diretto i lavori di indagine, hanno dato conto di quanto finora rinvenuto e tracciato le linee guida per il futuro. Borlenghi, unitamente all’archeologo Federico Giletti e all’archeologo Alessandro Betori (funzionario della Soprintendenza), ha affermato che l’Università di Lione è assai interessata alla prosecuzione delle ricerche e all’allargamento del campo di indagine a tutta l’area della Sabina. Montenero rappresenta dunque un primo passo, una sorta di prima esperienza da approfondire ed espandere in altri siti limitrofi.
«Lo scopo – ha spiegato il consigliere comunale delegato alla Cultura di Montenero, Daniele Farese - non è solo fare luce sul mondo del popolo sabino e sulla dea Vacuna, ma effettuare un’indagine scientifica, di alto contenuto tecnologico, che possa indagare in maniera diacronica tutta l’area della Sabina centrale. La speranza è che si dia seguito a questa prima esperienza e che le realtà locali, amministrative e politiche, possano sostenerla sia dal punto di vista delle risorse necessarie, sia sotto il profilo burocratico – amministrativo».
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