Piemonte, Lazio e Sicilia, il mistero delle basi per i lupi solitari

Piemonte, Lazio e Sicilia, il mistero delle basi per i lupi solitari
di Cristiana Mangani e Sara Menafra
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Sabato 24 Dicembre 2016, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 18:15

 Anis Amri, l’attentatore di Berlino, poteva contare su una rete di appoggio ben solida in Italia. Attiva a Torino, dove ha fatto una strana sosta l’altra notte, mobilitata nel centro Italia e nel Lazio, e che arrivava fino in Sicilia, dove in carcere ha imparato a parlare un italiano senza inciampi. Una rete che partendo dalle telefonate e dagli incontri che ha fatto nella sua fuga dalla Germania verso l’Italia ha attivato, con un nodo anche in Francia. E che adesso il pm di Roma Francesco Scavo, insieme all’aggiunto Francesco Caporale (titolari del fascicolo sulle vittime italiane dell’attentato) stanno cercando di ricostruire.

CONTATTI A TORINO
L’altra sera l’attentatore di Berlino ha certamente fatto una sosta alla stazione di Torino Porta Nuova su cui si sono attivate le verifiche della Digos. Dopo essere arrivato con l’alta velocità proveniente da Chambery, in Francia, a Bardonecchia, subito dopo il confine francese, ha proseguito per il capoluogo piemontese con un treno locale, come confermano i biglietti ferroviari che aveva nello zaino. Invece di lasciare immediatamente la città, però, è rimasto in stazione. Ore decisive nel corso delle quali potrebbe aver avuto un appuntamento. I tabulati raccolti hanno identificato la presenza aTorino di un suo ex compagno di detenzione in Sicilia, e dunque l’ipotesi è che l’abbia incontrato in quelle due ore di sosta nel capoluogo piemontese. Una sosta che sarebbe stata fondamentale per concordare i dettagli della fuga. Le ipotesi sulla destinazione finale sono contraddittorie. Alcune ricostruzioni, accreditate soprattutto dalla conoscenza degli investigatori milanesi della rete integralista dell’hinterland, dicono che probabilmente volesse fuggire verso l’est Europa, attraverso la Slovenia e fino al Kosovo, dove l’Isis ha il suo quartier generale europeo. Proprio da Sesto San Giovanni, infatti, dove è arrivato alle 3 di notte ed è morto in un conflitto a fuoco, partono pullman internazionali diretti ad Est.

SICILIA E CENTRO ITALIA
È però possibile che nel piano di fuga dell’attentatore di Berlino ci fosse soprattutto l’Italia: tutti i cellulari degli “amici” in carcere che ha avuto nei suoi anni italiani sono stati messi sotto controlli. E alcuni di loro, in queste ore, sono entrati in contatto con numeri provenienti dalla Germania e tra di loro. Una rete di relazioni che passa sicuramente per il centro Italia e il Lazio e ha nodi anche in Sicilia. E che, è l’ipotesi degli inquirenti, era disposta ad aiutare il giovane tunisino in fuga. A far pensare che la fuga avesse un nodo fondamentale in Italia è anche un dato di logica, dicono gli investigatori: per arrivare nel nostro paese, Anis Amri ha fatto un percorso tortuoso e con molte tappe, fermandosi per un certo periodo in Francia. Dunque, la destinazione finale è stata scelta con cura. 

LA SIM
Due numeri di telefono sono ora sotto la lente degli investigatori. Il cellulare del fratello di Anis in Tunisia, che grazie agli accordi tra Italia e Tunisia, la procura di Roma tiene sotto osservazione. E il cellulare tedesco che sarebbe stato trovato all’interno del camion. Nello zainetto trovato l’altra notte, oltre ai due biglietti ferroviari per l’Italia, Amri aveva anche una scheda telefonica Sim ancora nella confezione. Non è chiaro, invece, se avesse con sé cellulari tedeschi o tunisini, come sembrava nelle prime ore dopo la sparatoria.

IL SOPRALLUOGO
Dopo giorni di indagini, c’è una cosa che ora la procura di Roma può dire con certezza: Anis aveva programmato l’attentato con estrema cura. Le telecamere di sorveglianza della zona del mercatino assaltato lunedì scorso hanno identificato con certezza l’attentatore mentre, due settimane prima della strage, fa un sopralluogo in zona. È in quel momento che ha scelto la zona in cui agire e ha identificato il parcheggio non lontano dalla zona natalizia, dove gli sarebbe stato facile bloccare l’autista di un tir in sosta e prendere il controllo di un mezzo. Gli automezzi utili per compiere la strage potrebbero essere stati identificati anche prima, forse in Brianza, visto che il tir usato per l’attentato è sicuramente passato proprio dalla provincia milanese.

L’IPOTESI ITALIANA
Sebbene avesse un piano per fuggire ancora, c’è un ultima ipotesi che gli investigatori della Polizia non escludono: come è già successo per i protagonisti dell’agguato al Bataclan, Amri poteva essere intenzionato a chiudere la sua fuga in Italia con una nuova azione, stavolta suicida. In quel caso la meta poteva essere Milano.
 

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