Strage di Berlino, Amri incendiò Cie in Italia: con lui due complici

Strage di Berlino, Amri incendiò Cie in Italia: con lui due complici
di Flaminia Bussotti e Sara Menafra
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Venerdì 23 Dicembre 2016, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 15:37

BERLINO - E' una caccia complicata da mille difficoltà quella in cui è impigliata la polizia tedesca nel tentativo di rintracciare Anis Amri dovunque sia finito. Il mandato di cattura internazionale è stato inviato ovunque, ma gli investigatori tedeschi non escludono che l'uomo possa essersi diretto proprio in Italia, dove ha passato 4 anni in carcere e dove solo a luglio scorso aveva rintracciato documenti falsi utili per girare in Europa. Non solo: con Anis c'erano almeno altre due persone che hanno organizzato l'attentato insieme a lui e hanno aggredito l'autista polacco del camion per lanciare il tir sul mercatino di Natale. Anche questo particolare è stato inserito nel mandato di cattura internazionale inviato alle forze di polizia e ai servizi segreti (in Italia ad Aise e Aisi). Gli investigatori tedeschi sanno che Anis non era da solo perché l'autista polacco alla guida del camion pesava circa 100 chili. Un fisico quasi doppio di quello del giovane tunisino. Troppo, per pensare che Anis da solo sia stato in grado di immobilizzarlo e legarlo.

I COLLEGAMENTI
Dopo l'aggressione avvenuta a 600 metri dal mercatino natalizio che volevano colpire, in un parcheggio con le telecamere di sorveglianza rotte, il tunisino e i suoi due complici avrebbero dunque immobilizzato l'autista, provato più volte a guidare il camion e quindi si sarebbero lanciati sulla folla del mercato, protetto da una palizzata di legno e, anche in questo caso, senza telecamere che riprendevano la scena. Il sospetto è che oltre ad Anis anche gli altri due aggressori fossero di nazionalità tunisina, una traccia che ha spinto le polizie internazionali a verificare se il gruppo possa essere legato a quello di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l'attentatore di questa estate a Nizza. Amri è stato filmato dalle autorità di sicurezza 8 ore dopo l'attentato di fronte all' associazione-moschea «Fussilet 33», nel quartiere di Moabit perquisita ieri dalla polizia. Altri immagini della telecamera che mostrano Amri di fronte alla moschea il 14 e il 15 dicembre.

LE CRITICHE
Intanto è pioggia di critiche sulle forze di sicurezza in Germania per il flop nelle indagini a tre giorni dall'attentato al mercatino di Natale. Nella bufera però un barlume di successo è emerso: Anis Amri ha lasciato impronte nella cabina del tir di cui era al volante. Ad annunciarlo è stato il ministro degli interni, Thomas de Maiziere, in visita ieri alla polizia criminale federale a Berlino (Bka). Persino Angela Merkel è intervenuta sull'argomento: «E' noto da tempo alle forze dell'ordine, abbiamo ristretto il perimetro delle ricerche: cerchiamo un terrorista estremista islamista. Sapevamo da tempo di essere nel mirino del terrorismo islamico, ciò nonostante, quando si verifica un attentato come questo è naturalmente un'altra cosa». Il riscontro delle impronte in vari punti dell'abitacolo incluso lo sportello sinistro è stato possibile solo ieri perché fino a martedì la cabina del tir era stata sigillata. Martedì era stato trovato il portafoglio di Amri con il documento che ha consentito di risalire alla sua identità.

LE RICERCHE
Il tunisino, ricercato con un mandato di cattura in tutta Europa, era ben noto alle autorità tedesche, e italiane. Approdato a Lampedusa nel 2011 e in Germania nel 2015, ha una fitta carriera criminale alle spalle fatta di minacce, aggressioni, istigazione a disordini, false identità e lunghi soggiorni in carcere. Erano state intercettate conversazioni con un predicatore di odio islamista, forse il salafita Abu Walaa, al quale Amri si offriva come attentatore suicida. Molti passaggi però erano in cifra e incomprensibili e mancavano gli estremi per arrestarlo per cui, anziché continuare a tenerlo sotto osservazione, lo hanno lasciato libero come tollerato, ovvero in attesa di espulsione. Secondo Focus, la polizia criminale del Nord-Reno-Vestfalia sapeva almeno da luglio che Amri pianificava un attentato.