Mattarella, discorso di Capodanno: «La libertà è il voto, non i social». Boom di ascolti in tv

Le parole del presidente della Repubblica per il messaggio di fine anno dal Quirinale

Mattarella, discorso di Capodanno: «La libertà è il voto, non i social». Boom di ascolti in tv
di Francesco Malfetano
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Lunedì 1 Gennaio 2024, 07:03 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 09:00

«Pace» e «violenza». «Guerra» e «libertà». Le parole più utilizzate da Sergio Mattarella per il suo nono discorso di fine anno sono un gioco delle contrapposizioni con cui il Capo dello Stato, in un intervento che alterna amarezza e speranza, sottolinea le contraddizioni che oggi interessano il mondo, l’Italia e, soprattutto, una società che nel 2023 ha più volte dato l’impressione di accartocciarsi su stessa. «Indispensabile fare spazio alla cultura della pace, non è indifferenza o neutralità» scandisce. 

LA STRADA
Il Presidente indica quindi la via che, in dodici mesi ricchi di appuntamenti elettorali, passa anche per una «partecipazione attiva alla vita civile». «Per definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide.

Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social» sottolinea Mattarella che mostra come sempre una grande attenzione alla comunicazione non verbale. In piedi e ruotando costantemente la fede all’anulare, il Capo dello Stato muove qualche passo verso «i cari concittadini e le care concittadine». Tant’è che anche la scelta della Sala Tofanelli (già scelta nel 2019) appare come un messaggio nel messaggio. Se è infatti vero che il locale si trova accanto allo studio alla Vetrata, nucleo più antico del palazzo del Quirinale, lo è anche che si tratta della sala scelta proprio da Mattarella per aprire le porte agli italiani e ad alcune opere d’arte contemporanea che testimoniano la tensione al futuro del Quirinale. E senza sfarzo o luci di sorta, con il solo albero di Natale sullo sfondo e cercando con lo sguardo quei 10 milioni e 647 mila spettatori davanti alla tv (in crescita rispetto allo scorso anno), per il futuro Mattarella oltre a lanciare un nuovo monito sui rischi dell’intelligenza artificiale prova a disarticolare «il culto della conflittualità» che porta alla violenza, specie a quella «più odiosa» verso le donne. «Cari ragazzi - dice il Presidente - ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, dominio, malinteso orgoglio. L’amore - quello vero - è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità».

Al di là dell’assenza a riferimenti diretti alla politica di casa nostra, e tanto meno alla riforma costituzionale che ridimensionerebbe i poteri del Colle, Mattarella incardina nella parola «unità» il senso più alto della Repubblica e della speranza. «Unità non come un potere che si impone, ma come un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno Stato d’animo, un atteggiamento che accomuna perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace». I valori della Costituzione, su cui poggia l’identità nazionale testimoniata «nella composta pietà della gente di Cutro», «nel radunarsi spontaneo di tante ragazze, dopo i terribili episodi di brutalità sulle donne», «nella operosa solidarietà dei ragazzi che spalavano il fango e cantavano “Romagna mia”», «nei sorrisi dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut» o «di quelli che lo fanno a Casal di Principe».

LE DIFFICOLTÀ
Una speranza bilanciata dalle ampie porzioni in cui Mattarella insiste sulle difficoltà di questi tempi (ad esempio «il lavoro che manca», «quello sottopagato» o «non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti»), ricchi - appunto - di «violenza». «Tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana», elenca il Capo dello Stato. In primo luogo, le guerre, «quelle in corso e quelle evocate e minacciate», che oltre a odio e miseria portano con sé il rischio «di abituarsi a questo orrore» e creare «una generazione perduta», in cui si incancrenisce la tendenza «ad identificare avversari o addirittura nemici», talvolta cavalcata da chi parla alla gente. 

Anche qui Mattarella traccia il confine indicando nella «cultura della pace» («Oggi non è astratto buonismo» ma «il più urgente e concreto esercizio di realismo») il faro, con cui illuminare gli angoli più bui oscurati da «forme di aggressività» che mescolano vero e falso. Sui migranti («non possiamo girare la faccia e guardare altrove») come sulle persone fragili e gli anziani («preoccupati di pesare sulle loro famiglie, mentre il sistema assistenziale fatica a dar loro aiuto»), o - con buona pace di qualche allusione di troppo al «pizzo di Stato» - nei confronti di chi fa la sua parte. Farlo «Significa contribuire, anche fiscalmente».

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