La scuola riscrive l’Inno di Mameli: protesta FdI, appello dei prof al Colle

Gli alunni delle medie cantano «Stringiamoci a coorte. Siam pronti alla vita». La sottosegretaria Frassinetti: «Scelta sbagliata e offensiva»

La scuola riscrive l’Inno di Mameli: protesta FdI, appello dei prof al Colle
di Lorena Loiacono
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Domenica 21 Aprile 2024, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 07:12

Via la “morte” dall’Inno di Mameli: al suo posto arriva un inno alla “vita”. Un’idea nata in una scuola media di Merate, la Manzoni in provincia di Lecco, dove i docenti hanno deciso di modificare il testo dell’Inno nazionale per farlo cantare agli alunni alle celebrazioni della Festa della Liberazione, il 25 aprile. Scoppia la polemica politica, l’ennesima, che si abbatte ancora una volta sulla scuola italiana. E così “Stringiamci a coorte. Siam pronti alla morte” diventa “Stringiamoci a coorte. Siam pronti alla vita”: un verso di certo più sereno in cui però si perdono la rima e il senso originario del testo di Mameli. 

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La nuova versione, adottata dalla scuola Manzoni, non è stata accettata di buon grado dal consigliere regionale Giacomo Zamperini, di Fratelli d’Italia, che l’ha definita un «sacrilegio». Da lì la polemica sul Canto degli Italiani è divampata ed ha diviso l’opinione pubblica. In realtà però non si tratta di una novità, visto che la strofa rivisitata riprende, dal 2017, quella «cantata dai bambini del Piccolo Coro di Milano nel 2015 - hanno spiegato i docenti della scuola di Merate - in occasione della cerimonia ufficiale di inaugurazione dell’Expo di Milano. Siamo pronti alla vita vuole sintetizzare un messaggio educativo universale. È l’esortazione all’impegno sociale e civico, è lo sguardo di speranza nel futuro». Non è dello stesso parere però Paola Frassinetti, Sottosegretario all'Istruzione ed al Merito: «Credo che sia profondamente sbagliato e offensivo modificare il testo del nostro Inno - ha commentato - non metto in dubbio le buone intenzioni dei docenti dell'Istituto "Manzoni" di Merate che sostengono di voler così dare un messaggio universale che esorti all’impegno sociale e civico, ritengo però che esistano altri modi per farlo, senza la necessità di dover cambiare le parole del Canto degli Italiani di Goffredo Mameli, nostro inno nazionale dal 12 ottobre del 1946. Sostituire nel testo la frase "siam pronti alla morte” con “siam pronti alla vita” non fa che stravolgere il senso di tutto il Canto e non solo della singola frase. In questo modo si inficerebbe il significato stesso del Risorgimento, momento fondamentale della nostra storia nazionale, andando a dare una valenza negativa ai tantissimi giovani che hanno sacrificato la loro vita per la Patria».
La stessa Frassinetti nel 2012 firmò una legge con Maria Coscia, onorevole del Pd scomparsa nel 2019, che prevede l’insegnamento nelle classi del testo completo dell'Inno di Mameli, quindi senza revisioni, così come del significato del Tricolore e del 17 marzo, Giornata dell'Unità nazionale. Ma i docenti della Manzoni rivendicano la loro scelta e chiedono l’intervento, sulla questione, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «La versione del 2015 ci sembra più in sintonia con l’età delle alunne e degli alunni e con la loro sensibilità. ”Siam pronti alla vita" è il monito dei giovani per noi adulti a preservare la pace, la terra, la vita. La saggezza delle sue parole possa fare luce sulla legittimità delle scelte in atto nell’istituto». 
L’intera questione, al di là degli schieramenti opposti, non fa che sottolineare la centralità dell’Inno di Mameli, che dopo 177 anni mantiene ancora intatta la sua importanza nel dibattito pubblico.

Non a caso la Fondazione Insigniti OMRI, che riunisce i decorati del massimo ordine cavalleresco repubblicano, ha avviato una campagna per il riconoscimento della dignità costituzionale all’Inno di Mameli, che si affiancherebbe così al Tricolore in una nuova redazione dell’articolo 12. 

La richiesta alle Camere

«Agli inizi di aprile - spiega il prefetto Francesco Tagliente, Presidente della Fondazione – ho inviato una lettera ai Presidenti dei gruppi parlamentari del Senato e della Camera, chiedendo loro di farsi parte attiva nell’iniziativa e ricevendo già alcune risposte che lasciano ben sperare. L’Inno nazionale e il Tricolore sono i simboli più pregnanti dell’Italia repubblicana, i simboli in cui si salda l’identificazione tra la collettività nazionale e lo Stato. Sono i simboli delle libertà conquistate, che hanno accompagnato il cammino del nostro Paese dall’Unità sino al suo approdo nel consesso delle libere Nazioni». In questo modo l’Inno di Mameli «verrebbe restituito - conclude Tagliente - alla sua bellezza originaria che, purtroppo, è stata alterata nel tempo conferendogli un andamento ingessato e militaresco distante anni luce dalla partitura di Michele Novaro». 

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