Fiorella Rizzo, quando l'artista annoda i fili superando tempo-spazio, le sue opere immaginifiche a Sant'Ivo ora gireranno l'Europa

Fiorella Rizzo, quando l'artista annoda i fili superando tempo-spazio, le sue opere immaginifiche a Sant'Ivo ora gireranno l'Europa
di Franca Giansoldati
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Sabato 16 Dicembre 2023, 10:19

Fiorella Rizzo usa lettere e numeri quasi esoterici per decodificare l'invisibile. La sua arte immaginifica con una strana scintilla riesce a far dialogare i contemporanei avvicinandoli alla sapienza di chi ci ha preceduto. E' la prima artista al mondo che ha avuto la possibilità di esporre nel complesso borrominiano di Sant'Ivo alla Sapienza. Una eccezione assoluta, grazie anche alla lungimiranza del direttore dell'Archivio di Stato, Michele di Sivo. Sotto gli affreschi rinascimentali della Sala Alessandrina quelle opere impregnate di metafisica e di simbolismo sono riuscite a compiere una specie di miracolo. 

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In tutto sono una decina le creazioni ad altissimo impatto emotivo.

Per ognuna Rizzo ha individuato il filo rosso che collega un dialogo personalissimo e fuori dal tempo con l'eredità di Giordano Bruno, Francesco Borromini, Aldo Moro, Umberto Nobile e Bellezza Orsini. Quest'ultima ha una storia particolare, sebbene sconosciuta ai più: figlia illegittima di un esponente della famiglia Orsini, cresciuta fuori Roma, fu accusata di stregoneria per il suo sapere e la sua cultura. MOrì nel 1528 lasciando ai posteri un quaderno (conservato nell'Archivio di Stato), un documento eccezionale. Con una calligrafia minuta racconta la stregoneria e di conseguenza il suo sapere, che poi altro non era che la base di conoscenze legate alla farmacopea e alle piante officinali sulle quali ancora oggi si basano diversi principi curativi. Quel documento è stato collocato in una teca accanto alla grande pergamena di Fiorella Rizzo che a sua volta è tenuta ferma, simbolicamente, con i calchi dorati delle sue mani, posti ai lati, quasi fissare per sempre il dialogo immaginario. Per finire c'è un chiodo d'oro, lo strumento con il quale Bellezza Orsini si trafisse dandosi la morte per sfuggire al rogo e alle orrende torture dell'Inquisizione. Solo per questo motivo si salvò il suo quaderno ed è arrivato a noi.

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Per ogni personaggio del passato – Borromini, Aldo Moro, Umberto Nobile – l'artista nata a Lecce e formatasi nella Roma artistica degli anni Settanta, fino ad esporre in tutto il mondo, ha gettato le basi per una sorta di cammino ai confini del tempo e dello spazio. Il confronto espositivo con altri documenti storici gelosamente conservati nell'Archivio di Stato ha fatto affiorare il sapere con la esse maiuscola, capace di indicare a tutti la via di redenzione, immaginata e racchiusa nelle linee esoteriche tracciate da Rizzo.

La via della Sapienza è il punto iniziale del percorso espositivo. In una altra teca, invece, stavolta ottagonale – omaggio evidente a Borromini - è stata collocata la lingua d'oro, in forma trapezoidale, di una mummia egizia, riprodotta identica per ogni spicchio dell'ottagono. Otto lingue dorate, simbolo del dire, del fare e del diffondere l'indicibile. «Vorrei una lingua d'oro come una antica mummia egizia per dire l'indicibile»: è il sottotitolo nella teca ottagonale.

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Ora la mostra che ha appena chiuso i battenti - è stata curata dallo Studio Stefania Miscetti - è destinata a girare il mondo.  «Via della Sapienza fa parte di una storia dimenticata – ha raccontato al Messaggero l'artista – Era in origine, dal XV secolo, una via di Roma, poi la strada nel 1936 è stata soppressa. In quell'anno fu demolito l'antico tracciato sinuoso che poi diede origine a Corso Rinascimento. Via della Sapienza è dunque la metafora di un cammino sapienziale e ripristinarla con una targa di marmo, nominarla per sentirla risuonare non più e non solo come passato ma viva e presente, è un segno. E non poteva che rivivere a Sant'Ivo alla Sapienza di Francesco Borromini, un capolavoro dove un tempo era ubicata l'università La Sapienza, dando nome alla strada».

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