Fiorella Rizzo usa lettere e numeri quasi esoterici per decodificare l'invisibile. La sua arte immaginifica con una strana scintilla riesce a far dialogare i contemporanei avvicinandoli alla sapienza di chi ci ha preceduto. E' la prima artista al mondo che ha avuto la possibilità di esporre nel complesso borrominiano di Sant'Ivo alla Sapienza. Una eccezione assoluta, grazie anche alla lungimiranza del direttore dell'Archivio di Stato, Michele di Sivo. Sotto gli affreschi rinascimentali della Sala Alessandrina quelle opere impregnate di metafisica e di simbolismo sono riuscite a compiere una specie di miracolo.
In tutto sono una decina le creazioni ad altissimo impatto emotivo.
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Per ogni personaggio del passato – Borromini, Aldo Moro, Umberto Nobile – l'artista nata a Lecce e formatasi nella Roma artistica degli anni Settanta, fino ad esporre in tutto il mondo, ha gettato le basi per una sorta di cammino ai confini del tempo e dello spazio. Il confronto espositivo con altri documenti storici gelosamente conservati nell'Archivio di Stato ha fatto affiorare il sapere con la esse maiuscola, capace di indicare a tutti la via di redenzione, immaginata e racchiusa nelle linee esoteriche tracciate da Rizzo.
La via della Sapienza è il punto iniziale del percorso espositivo. In una altra teca, invece, stavolta ottagonale – omaggio evidente a Borromini - è stata collocata la lingua d'oro, in forma trapezoidale, di una mummia egizia, riprodotta identica per ogni spicchio dell'ottagono. Otto lingue dorate, simbolo del dire, del fare e del diffondere l'indicibile. «Vorrei una lingua d'oro come una antica mummia egizia per dire l'indicibile»: è il sottotitolo nella teca ottagonale.
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Ora la mostra che ha appena chiuso i battenti - è stata curata dallo Studio Stefania Miscetti - è destinata a girare il mondo. «Via della Sapienza fa parte di una storia dimenticata – ha raccontato al Messaggero l'artista – Era in origine, dal XV secolo, una via di Roma, poi la strada nel 1936 è stata soppressa. In quell'anno fu demolito l'antico tracciato sinuoso che poi diede origine a Corso Rinascimento. Via della Sapienza è dunque la metafora di un cammino sapienziale e ripristinarla con una targa di marmo, nominarla per sentirla risuonare non più e non solo come passato ma viva e presente, è un segno. E non poteva che rivivere a Sant'Ivo alla Sapienza di Francesco Borromini, un capolavoro dove un tempo era ubicata l'università La Sapienza, dando nome alla strada».