Malati fragili, odissea per il tampone

Malati fragili, odissea per il tampone
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Giovedì 18 Novembre 2021, 05:01
IL CASO
GUBBIO Con le temperature sempre più rigide, aggiungendo la pioggia e gli effetti di stagione specialmente nelle prime ore del mattino, diventa un problema all'ospedale comprensoriale di Branca gestire le modalità di effettuazione dei tamponi per il Covid-19. Si registrano segnalazioni preoccupate da parte di utenti che si presentano per accedere alla struttura e quindi ai servizi ospedalieri all'interno del nosocomio dovendo necessariamente, come da protocolli, sottoporsi alle verifiche sanitarie legate alla pandemia.
Ci sono infatti i casi di persone fragili, affette da malattie serie e soprattutto soggetti sottoposti alle cure oncologiche, che più volte ogni mese devono recarsi presso l'ospedale per visite ed esami. Le lamentele e proteste si legano al fatto che d'inverno con le temperature particolarmente rigide, particolarmente di prima mattina e la sera, le persone vengono costrette a fare il tampone all'esterno in presenza di condizioni climatiche avverse anche solo per il freddo.
Sono a rischio le persone fragili che non dovrebbero prendere nemmeno un raffreddore e si espongono invece al rischio di ripercussioni che possono incidere su un quadro clinico non ottimale. Vengono mandati segnali per chiedere all'organizzazione ospedaliera di prevedere modalità e percorsi diversi per i soggetti a rischio, evitando di dover stare all'esterno. Dalla direzione ospedaliera di Branca è stata raccolta la segnalazione, sottolineando come la tenda esterna si è resa necessaria per garantire ogni procedura in sicurezza prima dell'accesso nella struttura. C'è al contempo la volontà di trovare soluzioni pratiche per ridurre i disagi e i rischi, verificando soprattutto le singole esigenze e situazioni dell'utenza, fino a invitare in alternativa a utilizzare il servizio dei tamponi effettuati direttamente restando in auto.
Al nosocomio comprensoriale dell'Alto Chiascio continuano, intanto, a giungere segnali concreti di generosità come la donazione di un ecografo portatile di ultima generazione e un armadio porta farmaci con cassaforte per iniziativa dell'Associazione eugubina per la lotta contro il cancro (Aelc), grazie al lascito economico di un giovane che si è dovuto arrendere al tumore dopo aver lottato con tutte le proprie forze. La dotazione tecnologica e strutturale è sempre bene accetta potendo migliorare la qualità di vita dei pazienti e assistenziale nella rete dei servizi domiciliari. In questo senso svolgono una funzione importante anche le cure palliative di cui è supporto da lunghi l'Aelc, presieduta da Benvenuto Procacci, che al 30 giugno scorso registra 109 pazienti seguiti con 6.609 giornate di assistenza in una media di 60,63 giornate per utente con personale dell'Usl Umbria 1 (due medici e cinque infermieri) e di Aelc (un medico con reperibilità, due infermieri, due fisioterapisti e volontari).
Massimo Boccucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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