La figlia non vuole, il genitore vorrebbe anche se non nasconde, da buon padre, tutti i rischi che l'ingaggio comporterebbe e chissà se stavolta - nel berlusconismo in cui le verosimiglianze si confondono con le verità e tutto è mutevole, cangiante e sfuggente - la carta M abbia una sua consistenza che va oltre le suggestioni. Suggestioni come quelle del lancio di Sergio Marchionne in politica con il centrodestra. «Io candidato? Non ci penso nemmeno di notte», così l'amministratore delegato della Fiat ha detto ieri. Aggiungendo: «Comunque Berlusconi è un grande. Ha spiazzato tutti, è bravissimo». Spiazzante sarebbe anche affidare le sorti di Forza Italia a una donna come front-woman nella partita delle elezioni politiche. Silvio è convinto che il tocco rosa renderebbe tutto più fresco e più appealing ma se candida una delle donne di partito il rischio è che le altre e gli altri si arrabbino, mentre nel caso quella donna fosse Marina - che comunque vuole restare in Mondadori - nessuno avrebbe il coraggio di dire nulla. Ma, appunto, chissà. Perché è in una fase estremamente magmatica il berlusconismo. Anche il rapporto con la Lega, al netto del fatto che il listone con il Carroccio il leader azzurro non lo vuole, non va dato per chiuso. Tutt'altro.
IL CENNO
Berlusconi aspetta un cenno di ravvedimento e di rispetto da parte di Salvini, considerato sempre meno convinto a rompere davvero con Silvio, e poi è prontissimo a tessere di nuovo una tela comune. Quella di una federazione di partiti, ognuno con la propria identità che si somma alle altre senza annacquarsi, che giocano in un campo comune. «Così abbiamo sempre vinto», è il mantra di Silvio. Un incontro con Salvini ancora non è stato fissato, ma i mediatori berlusconiani - Toti, Romani la Gelmini ma anche la Renzulli che è diventata assistente diretta del presidente ed è amicissima di Salvini - sono all'opera più che mai.