Leonardo, il consigliere comunale del 2000 innamorato della politica e della cumbia

Leonardo, il consigliere comunale del 2000 innamorato della politica e della cumbia
di Rita Cammarone
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Giovedì 21 Ottobre 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 10:05

Il Partito democratico a Latina si svecchia con Leonardo Majocchi. E' il più giovane dei consiglieri comunali neo eletti, con 805 preferenze: il migliore risultato dem dopo Enzo De Amicis che ne ha avute 1.033. Ha 21 anni e frequenta il terzo anno di Scienza politiche all'università La Sapienza. Classe 2000, è nato il 2 giugno e precisa nel giorno della Festa della Repubblica. Ha frequentato il liceo Grassi di Latina e per sei mesi, attraverso un progetto interculturale, ha vissuto in Argentina. Due anni fa ha frequentato la Scuola di Politiche nata da Enrico Letta. Si tratta di una formazione di alto profilo che è arrivata dopo i primi approcci alla politica.

Dove è nata questa sua passione? «A scuola, in gruppo risponde il giovane consigliere - durante il terzo anno, a cavallo del Referendum costituzionale del 2016. Poi abbiamo continuato con i sindacati studenteschi, all'interno dei partiti e delle rappresentanze studentesche». A 16 anni è già segretario dei Giovani democratici di Latina. Ha trovato ispirazione in famiglia? «Mio padre, originario di Napoli, è un ingegnere e già il fatto che io frequenti Scienze politiche ci pone su due piani diversi. Mia madre non ha mai avuto passione per la politica. Solo mio nonno materno ha avuto un trascorso nella Uil. Ma parliamo di un orientamento diverso dal mio. Però devo dire che i miei genitori mi hanno sempre sostenuto e insegnato il senso della condivisione e della politica intesa come servizio».

Il 3 gennaio 2021 diventa segretario provinciale dei Giovani democratici. Che rapporto ha avuto con il Pd? «Abbiamo sempre cercato di muoverci in autonomia noi dei Giovani democratici risponde evitando di finire cooptati oppure distrutti. Perché questo era il modo di fare. Abbiamo lavorato sodo e portato avanti le nostre battaglie nel partito e nel congresso comunale, presentando la nostra proposta nella candidatura di Stefano Vanzini.

Abbiamo perso, ottenendo il 37%. Ma abbiamo vinto». Avete perso o avete vinto? «Abbiamo vinto, perché la linea era quella di un'alleanza con Damiano Coletta. Allora il Pd scelse diversamente per poi convergere. La nostra idea è stata vincente, come dimostrato dal risultato elettorale». Ma la sua vita è fatta solo di politica? Che preferenze musicali ha? Va al cinema, le piace leggere, cucinare? «Amo la cumbia. Quando sono stato in Argentina ho avuto modo di apprezzare questo ritmo di musica popolare che continuo ad ascoltare. Mi piace soprattutto il cinema francese. Come letture preferisco la saggistica. Non mi esibisco ai fornelli, diciamo che cucino l'essenziale».

Coletta è di nuovo sindaco, ma deve trovare una maggioranza. Secondo lei come ne uscirà? «Con un appello alla città, come sta facendo, rimettendo al centro la progettualità alla base del programma di governo e i fondi europei in arrivo con il Pnrr. Un appello alla responsabilità. E' stato eletto un sindaco, democraticamente, e ne va preso atto garantendogli la governabilità».

Lei ha ottenuto 805 preferenze, come se lo spiega questo successo? «E' frutto dell'impegno di tante persone, un gruppo intergenerazionale, tra cui iscritti al Pd ed ex iscritti al Pd che si sono riavvicinati. Ha prevalso un senso di comunità senza precedenti nel Pd». Sarà in Consiglio accanto ad altri giovani, come Valeria Campagna e Francesco Pannone. «In questi anni abbiamo lavorato insieme per costruire l'alleanza che ci ha portato alle elezioni». Quali progetti ha per Latina? «Ho a cuore la socialità. Occorre riconcepire lo spazio urbano, favorendo le piazze notturne con presidi culturali e servizi. Migliorare la qualità dell'abitare di anziani e bambini».

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