Se il vinile batte l’iPod: in un anno le richieste degli album vecchia maniera sono salite a 18 milioni

Se il vinile batte l’iPod: in un anno le richieste degli album vecchia maniera sono salite a 18 milioni
di Ilaria Ravarino
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Sabato 10 Gennaio 2015, 23:25 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 19:20
BERLINO - Diciotto milioni di dischi in dodici mesi, bilancio in attivo, acquirenti in tutto il mondo. E un mercato che, a dispetto di ogni previsione, non conosce la crisi. A pochi chilometri da Berlino, nel sobborgo industriale di Röbel, i macchinari della Optimal Factory funzionano a pieno regime. Nei primi anni Novanta la fabbrica dell'ex Germania dell'Est (DDR), seconda al mondo per grandezza e numero di impianti, ha deciso di scommettere su un settore dato prematuramente per estinto: il vinile.



Amati oggi anche da over e under 30, che secondo una recente ricerca della British Phonographic Industry costituirebbero un terzo degli acquirenti, gli LP da qualche anno stanno conoscendo in tutto il mondo un revival senza precedenti, promossi a oggetto di culto (il 4% di chi ne acquista uno non possiede il supporto per leggerlo), e rivalutati anche come piattaforma di ascolto. Protagonisti di serate a tema, di club e di negozi specializzati, richiesti dai collezionisti e dagli appassionati, i dischi in vinile sarebbero amati non solo per la qualità del suono offerto, ma anche per la loro capacità di promuovere un ascolto più concentrato e legato al luogo in cui vengono suonati. Un piacere “social” e condiviso, diametralmente opposto a quello individualista del brano digitale, ascoltato in cuffia e in privato, possibilmente occupati a fare altro.



IL RILANCIO

Se nel 2008 l'intera industria del long playing fruttava in tutto il mondo 55 milioni di dollari, appena cinque anni dopo la cifra era più che raddoppiata. E anche per la prima metà del 2014 i numeri parlano di una crescita esponenziale: le vendite di dischi sarebbero aumentate del 40% negli Stati Uniti, del 50% in Inghilterra e del 6% in Italia, alimentate anche dalla decisione di artisti come Vasco Rossi, Elio e le Storie Tese, Franco Battiato o Carmen Consoli di pubblicare in vinile. Una crescita che in alcuni casi strizza l'occhio al digitale, con la decisione di alcune etichette indipendenti di “incartare” nell'LP una card per scaricare i brani anche in formato mp3, e che in altri vi si oppone nettamente. Per Peter Runge, direttore operativo della Optimal, l'irresistibile ascesa del vinile sarebbe infatti legata a una sorta di reazione all'ipertecnologicizzazione della cultura moderna. “Ascoltare un vinile, anziché un file, significa anche rifiutare che qualcun altro possa monitorare ciò che sto ascoltando, dare un'etichetta ai miei gusti, prevederli. E decidere un giorno, magari, che io sia un individuo pericoloso. Internet sarebbe stato un sogno per la Stasi, la polizia segreta della DDR”, riconosce Runge.



Fondata a fine anni '80 dal giornalista musicale Michael Haentjes, la Optimal iniziò a produrre vinile nel 1996, con l'acquisto di sei macchinari da alcune fabbriche russe in via di smantellamento. Erano gli anni in cui il CD, portatile e leggero, stava definitivamente soppiantando il vinile (e le audiocassette) nei gusti e nelle abitudini dei consumatori occidentali, iniziando la sua conquista anche nei paesi del blocco sovietico. Affidate alla manutenzione di ingegneri della ex DDR, le prime sei macchine tornarono in funzione producendo dischi di dance music, destinati al mercato dei dj. Nel 2007 la svolta, con l'acquisto da parte della Optimal di 15 macchine svedesi appartenenti a una company di Londra in liquidazione. “Abbiamo svuotato tutto il loro magazzino”, ricorda Runge. E in tre anni la spesa, circa 25.000 dollari a macchina, ha fruttato: oggi la Optimal ha 27 macchine in azione, stampa 55.000 dischi al giorno e il suo unico problema è sostenere il ritmo della crescita del mercato. «Dagli anni '80 non si producono più macchinari per la stampa dei dischi, e quelli oggi in funzione stanno diventando sempre più vecchi. Abbiamo provato a ordinarne qualcuno nello Zimbabwe, pensiamo di rivolgerci a Cuba. Ma se il revival continuerà a crescere a questi livelli, dovremo inventare qualcosa di nuovo», ammette il direttore di Optimal.



E mentre i macchinari per la stampa dei dischi diventano sempre più preziosi (“il loro costo è dieci volte più alto che negli anni Ottanta”), le fabbriche di vinile riaprono i battenti in paesi europei come la Germania, l'Inghilterra e l'Olanda. E in Italia, che con le sue due fabbriche di vinile è il quarto paese d'Europa più attivo nel settore dopo la Francia.