Villa Ada, l’ultimo sfregio: la lenta agonia dei parchi

Villa Ada, l’ultimo sfregio: la lenta agonia dei parchi
di Laura Larcan
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Mercoledì 28 Ottobre 2015, 21:39 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 00:00
Un imponente leccio secolare collassato a terra. Un antico monumento travolto dalla caduta dell’albero. Villa Ada regala una nuova cartolina dal degrado. La notizia è circolata dalle prime ore del mattino. Il cielo era piovigginoso, ma gli appassionati del trekking erano già in pista.



Un sentiero di prestigio, poco più su dell’ambasciata d’Egitto, e lo spettacolo impietoso che presto ha fatto il giro dei social. Un gigantesco leccio, quasi completamente privo di radici, appariva schiantato a terra. A pagarne le conseguenze, anche il Tempio di Flora, un gioiellino di stile neoclassico risalente alla fine Settecento («una delle opere più interessanti della villa», dicono gli esperti), che svela oggi la pareti laterali spaccate. Pensare che il Tempietto era stato restaurato con il Giubileo del 2000, poi lasciato in abbandono. Ora, il colpo di grazia. Ieri l’area appariva tutta transennata. Danni stimati per ben circa 100mila euro. Quasi una metafora di un sistema allo sbando.



​L’ALLARME Quello del leccio di Villa Ada appare come l’ennesimo allarme per il patrimonio verde della Capitale. Le ville e i parchi storici romani, ma anche i giardini pubblici dei quartieri, tra cadute di pini, strage di palme, pulizia, assenza di decoro, sembrano destinati a trasformarsi in un desolante deserto. Uno scenario impressionante innescato dallo stallo degli appalti del Servizio Giardini travolto dalla bufera, ormai un anno fa, di Mafia Capitale. Sono mesi che gli uffici del Campidoglio non svolgono interventi di manutenzione, monitoraggio, cure preventive, piantumazioni. Una litania, un refrain, quello dello spettro di Mafia Capitale sul verde.



Ma l’amarezza degli addetti ai lavori si fa sentire: «Possibile che in sei mesi non si è riusciti ad attivare piccole gare ponte di manutenzione mirata?». Eppure, da aprile scorso, tutto fermo. Sulla sua pagina facebook l’Assessore capitolino all’Ambiente Estella Marino precisa che «per i trattamenti antiparassitari è previsto l’affidamento dei lavori entro ottobre, mentre per la manutenzione del verde la gara sarà pubblicata entro ottobre».



LE MALATTIE Tutto da vedere, insomma. Ma i tragici ritardi accumulati in questi mesi pesano come macigni. Il caso delle palme è eclatante, come illustra Antimo Palumbo illustre storico degli alberi: «Dal 2008, da quando è scoppiato l’allarme per il punteruolo rosso, Roma ha perso il 70 per cento delle sue palme. Basti pensare che a Villa Celimontana ce n’erano quasi 20 e oggi non ce n’è neanche una. Sorte analoga per Villa Sciarra».



Non solo di punteruolo si perisce: «A falcidiare le palme c’è oggi anche una speciale farfalla (la Paisandisia Arcon) che attacca mortalmente gli esemplari», avverte Palumbo. «La situazione odierna ci dice che se le palme vengono curate, con un trattamento periodico di 500 euro annui a palma, queste vivono - riflette Palumbo - Se la cura viene sospesa sono condannate a morte a sicura». Vedi Villa Torlonia. Ma non c’è solo il caso delle palme, purtroppo.



Come avverte Palumbo, l’assenza di manutenzione offre il triste scenario oggi degli allori di Villa Sciarra “uccisi” da un insetto che divora il legno.
A Villa Celimontana le aiuole di bosso sono state decimate dalla piralide (nonostante i lavori di restauro finanziati da Arcus costati, solo per le aiuole, 50mila euro). E gli olmi di viale dell’Università, o del parco di Tor Fiscale? Devastati dal bruco che divora le foglie. Un verde in via di estinzione.
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