Roma Capitale, pronto il piano antideclino per rilanciare la Città Eterna

Roma Capitale, pronto il piano antideclino per rilanciare la Città Eterna
di Andrea Bassi
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Lunedì 9 Luglio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 00:19
«La più grande città del mondo. Una città forte e giusta. La città globale dell’eccellenza. Una città di classe mondiale per tutti». Non sono frasi scritte su una cartolina o in un tweet da qualche turista particolarmente entusiasta della sua esperienza. È invece come alcune delle grandi capitali mondiali vedono se stesse da qui a qualche decennio. Londra vuole diventare la città più grande del mondo. Berlino si vuol trasformare in un «hub dell’innovazione economica e scientifica». Shanghai vuole essere riconosciuta come la città dell’eccellenza globale. Parigi si immagina come un’icona di vita di stile. Le grandi capitali mondiali hanno chiara qual è la sfida strategica del futuro: diventare competitive in assoluto.

Entro il 2050 il 66% dei 6 miliardi di abitanti che vivranno sul pianeta abiterà in una città. L’80% del Pil e l’85% dell’innovazione saranno prodotte nei grandi centri. Ci saranno vincitori e vinti. Tutte le capitali che si sono date un obiettivo, si sono anche dotate di un piano, un autentico Masterplan, per raggiungerlo. E Roma? «Roma - dice Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria - ancora non lo ha fatto. Una lacuna che va colmata».

Proprio per questo gli industriali di Roma e del Lazio hanno individuato quale partner The European House Ambrosetti, per un’analisi degli scenari strategici e delle azioni necessarie per rilanciare la città e pianificare uno sviluppo vincente di Roma Capitale da qui al 2030, e poi ancora fino al 2050. Un lavoro certosino e profondo, che è già stato condiviso e fatto proprio da tutte le associazioni datoriali della Capitale. Oggi verrà presentato ai sindacati e poi alla politica, «alla quale - ricorda Tortoriello - spetterebbe il compito di pianificare il futuro, anche se si tratta di un ruolo al quale da almeno 20 anni sembra aver abdicato». 

INVERTIRE LA ROTTA
A leggere il corposo lavoro, alcuni dati balzano agli occhi. Nel documento è descritto il piano inclinato sul quale la Capitale è adagiata. Un passaggio spiega dove siamo oggi e dove saremo nel 2030 se non si inverte la rotta, se si resta immobili. Oggi Roma ha un prodotto interno per cittadino di 33.700 euro. Le proiezioni della ricerca dicono che nel 2030 si scenderà a un valore compreso tra 25 mila e 28 mila euro, meno della media nazionale. Significa un impoverimento economico dei cittadini. I trasporti, già pesantemente sotto stress, rischiano di esplodere. Nell’area metropolitana ci sono 6,4 milioni di spostamenti al giorno che costano 7 miliardi l’anno. Nel 2030 ce ne saranno 450 mila in più. Anche il cambiamento climatico si farà sentire: la temperatura media che oggi è di 18,5 gradi, salirà tra 19 e 21 gradi, con un aumento del 9% dello smog. Da qui al 2030 verranno consumati 2.635 ettari di nuovo suolo, tre metri quadri al minuto. Cambierà anche la composizione demografica della Capitale: gli stranieri, oggi il 13% della popolazione residente, diventeranno il 22%. Infine, aumenteranno gli anziani: gli over 65 passeranno dal 21% al 26%. 

Come si può invertire questo trend? «Dando una visione a Roma - risponde Tortoriello - Gli studi ci dicono che in futuro ci saranno quattro grandi capitali mondiali, e i posti sono già prenotati da Londra, New York, Shanghai e Tokio. Ci saranno poi 20 grandi capitali internazionali, e anche qui la sfida è già partita, 100 capitali specializzate e poi tutte le altre migliaia di città. «L’obiettivo - ragiona Tortoriello è lottare per piazzare Roma tra le grandi città internazionali». E il piano elaborato da Ambrosetti formula una proposta precisa. Rendere Roma, in sinergia con gli altri territori della Regione Lazio, «la città più bella del mondo». Bella non solo per i luoghi e per il patrimonio artistico e culturale che nessuno al mondo osa mettere in dubbio, ma anche per la tutela della salute e del benessere; bella per l’istruzione universitaria e per l’alta ricerca in grado di dare a chi decide di studiare; bella per l’esperienza dei turisti che decidono di visitarla; bella per le imprese che decidono di localizzare qui la loro attività e trovano servizi e capacità di produrre innovazione. 

Ma come si fa a rendere Roma la città più bella del mondo? Il documento stabilisce quattro grandi macro-obiettivi da raggiungere entro il 2030 e il 2050 con risultati che siano misurabili. La città più bella del mondo deve, innanzitutto, essere «internazionale». La spesa dei turisti stranieri dovrà salire dai 5,6 miliardi attuali, ai 10 miliardi nel 2030 e ai 20 miliardi nel 2050. Gli studenti stranieri dovranno triplicare da qui al 2050. L’export totale delle aziende romane dovrà passare dal 2% attuale al 5% nel 2030 fino al 15% nel 2050. Dovrà quindi essere una città «dinamica». Gli occupati dell’high-tech dovranno passare dal 3% al 20% e le start up da 16 per ogni mille abitanti a 80. Dovrà essere una città «a impatto zero».

In dodici anni dovranno essere ridotti del 50% i veicoli a carburante ed entro il 2050 dovranno circolare solo auto elettriche. E dovrà essere una città «a disuguaglianza zero», ossia azzerare entro il 2030 le 7 mila famiglie povere e ridurre dal 40,2% al 20% la disoccupazione giovanile. «Queste sono le nostre proposte per un masterplan per Roma - spiega ancora Tortoriello - completamente aperte e modificabili per raccogliere i contributi di tutti. Nelle prossime settimane le presenteremo, insieme alle altre associazioni e ai sindacati, alla sindaca Raggi. Successivamente alla Regione e poi al governo, perché Roma è la capitale d’Italia. Infine il nostro obiettivo è discuterlo in un forum di altissimo profilo che posizioni Roma come think tank internazionale sui temi di sviluppo delle grandi città».

Un piano del genere, si potrebbe obiettare, ha bisogno di risorse ingenti. «La sindaca ha chiesto al governo un contributo speciale per Roma di 2 miliardi l’anno, a fronte di un Masterplan credo sarebbe razionale ottenerlo. Gli investimenti privati con una solida progettualità che preveda anche di eliminare gli elementi ostativi arriverebbero in automatico».
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