Referendum Atac, giallo sui fondi mai usati dal Comune

Referendum Atac, giallo sui fondi mai usati dal Comune
di Fabio Rossi
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Sabato 10 Novembre 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 10:56

A spaccare il fronte dell’astensionismo, alla vigilia del voto per il referendum sul futuro del trasporto pubblico romano, irrompe Matteo Salvini: «Ho una mia idea da autonomista ma da ministro non voglio interferire, io andrei a votare - dice il ministro dell’Interno - Invito tutti ad andare a votare però non voglio fare invasioni di campo. Certo, poi c’è modo e modo di votare».

L’intervento del leader del Carroccio non è piaciuto sul colle capitolino, dove la giunta pentastellata spera in un’affluenza molto bassa - comunque sotto l’asticella del quorum del 33 per cento - che depotenzi una consultazione cittadina vissuta da molti come un referendum sull’Atac e, di conseguenza, sull’operato dell’amministrazione comunale che sta accompagnando l’azienda di via Prenestina sulla strada del concordato preventivo.
 



Una posizione che è stata poi fatta propria anche da un importante esponente dei Cinque stelle, Roberto Fico: «È importante partecipare: ogni esercizio di democrazia è un’occasione da non perdere per far sentire la propria e voce e costruire insieme il nostro futuro», scrive su Facebook il presidente della Camera.

L’EMENDAMENTO
Un nuovo fronte di polemica tra i promotori e il Campidoglio arriva dai fondi a disposizione, stanziati dalla Regione e mai utilizzati dal Comune, per informare i cittadini romani sui quesiti sui quali dovranno pronunciarsi domani. «Ho lavorato un mese a un emendamento al collegato della Regione, approvato all’unanimità a settembre - spiega Alessandro Capriccioli, consigliere radicale alla Pisana - Con la nuova norma la Regione finanzia interamente la spesa che i Comuni devono affrontare per inviare una lettera a casa di ogni nucleo familiare, per informare sui referendum indetti». Nonostante ciò, Palazzo Senatorio non ha utilizzato questi fondi «nonostante il Campidoglio avesse attribuito proprio a problemi di bilancio il mancato invio del materiale informativo agli elettori», sottolinea Capriccioli.

LO SCONTRO
Sul referendum, promosso dai Radicali, continua intanto un aspro confronto politico, che vede da un lato i supporter del sì - da Unindustria al Pd e a FI - dall’altro quelli del no, dai sindacati al M5S, Leu-Si fino alla Lega, Fdi e ai movimenti di estrema destra come Casapound. Virginia Raggi da tempo rivendica la strada del concordato che l’Atac, azienda gravata da 1,4 miliardi di debiti, ha intrapreso sotto il suo mandato per risanarsi. Un percorso completamente in antitesi alla liberalizzazione, abbracciata invece dai dem. «I democratici votano sì perché a Roma serve una svolta», lo slogan del Pd romano. Secondo il Campidoglio affinché la consultazione sia valida sarà necessario raggiungere il quorum di un terzo degli aventi diritto (circa 760 mila elettori). Ma secondo il Comitato promotore non è così, perché il referendum è stato proclamato il 31 gennaio, lo stesso giorno in cui è stato approvato il nuovo Statuto di Roma Capitale che non prevede il quorum.

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