Emozioni cibernetiche tra le braccia del primo robot "sentimentale"

Emozioni cibernetiche tra le braccia del primo robot "sentimentale"
di Ilaria Ravarino
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Giovedì 17 Marzo 2016, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 19:23
Uomo e robot si guardano negli occhi. Il robot aspetta un comando ma l'uomo, all'improvviso, non sa che dire. Un attimo di esitazione, quasi di imbarazzo, poi: «Dammi un abbraccio». E il robot allunga le mani intorno alle sue spalle, gli appoggia la testa nell'incavo del collo. «È bello abbracciarti», sospira dolce, con una vocina sintetica programmaticamente priva di gender. Questo spettacolo si è ripetuto molto spesso in questi giorni alla fiera tech Cebit di Hannover, dove è stato presentato - dopo il successo in Giappone e la premiere parigina - il primo robot emotivo della storia. Si chiama Pepper, è alto più di un metro ed è stato progettato in Francia con un unico obiettivo: volere bene all'uomo. Pepper sa intrattenere i bambini, giocare a carte con gli anziani, accogliere gli ospiti. Legge la mano, canta, scatta fotografie e ricorda volti, nomi, abitudini: impara la routine del suo "padrone" per farlo sentire felice. In vendita per adesso solo in Giappone, a circa 1700 dollari, Pepper incarna perfettamente la tendenza emersa fin dai primi giorni della fiera. 

L’AGRICOLTURA
La tecnologia vista al Cebit è human friendly, entra dolcemente nelle nostre vite, ama l'uomo e la natura. Ed è alla portata di chiunque. Messi da parte i muscolari robot industriali mostrati lo scorso anno (e protagonisti di un terribile incidente sul lavoro accaduto in Germania a luglio), la fiera punta i riflettori su macchine amichevoli come Pepper, come il robot giocattolo assemblabile dai bambini mBot o come Freemo, il primo robot dog sitter "che tiene d'occhio i tuoi amati cuccioli in ogni momento e ogni situazione". Immancabili, come accade da qualche anno, i droni occupano un intero padiglione e un'arena dedicata. Ma nessuno, tra gli stand, accenna all'uso di questa tecnologia in ambiente militare. Si parla piuttosto della loro utilità in campo agricolo, dei benefici che la natura trae dal loro utilizzo: «Grazie ai nostri droni siamo in grado di ridurre l'uso dei pesticidi nei campi del 30%», spiegano gli svizzeri della Wingtra, inventori di un nuovo tipo di micro-velivolo «veloce come un aereo e stabile come un elicottero».

SULLA TAVOLA
L'industria alimentare è uno dei canali attraverso i quali la tecnologia entra sempre più spesso nelle nostre case, a cominciare dalla tavola. Presentato al Cebit, il vino Haart nato nella regione del Mosel è il primo "co-prodotto" da Intel, che fornisce i sensori da piantare nel terreno per aiutare i contadini a gestire la crescita delle viti. 
Anche sul versante più ludico la tecnologia promette invenzioni che cambieranno il nostro tempo libero. Gli ologrammi "usa e getta" Juwl sono ancora un prototipo, ma presto porteranno sul mercato dei visori olografici a poche manciate di euro, nella forma di piccole piramidi da assemblare come un origami. Ed è già pronta la prima olobooth della storia, una cabina per fototessere olografiche da piazzare nei punti strategici delle città. Funziona come le cabine tradizionali, solo che la foto è in 4d. E viene recapitata via mail. 

FOTORITOCCHI
Se l'arte fa capolino quest'anno al Cebit con le installazioni in makrolon di Matthias Hintz, statue opalescenti create fondendo dvd e cd rom (prezzi dai 2000 ai 4000 euro), la moda non è immune al fascino del tech human friendly. Protetti da spesse teche antitaccheggio, i gioielli icharming uniscono al lusso di pietre preziose e argenti la praticità della tecnologia più moderna per tracciare i propri progressi sportivi, eseguire fotoritocchi con un gesto della mano o inviare SOS "da qualsiasi punto del mondo".
Ma per chi ha gusti più estremi in fatto di wearable il Cebit propone anche la variante cyber del piercing: i chip subdermali della Digiwell da impiantare sottopelle nella mano, tra pollice e indice, per fare a meno di password, pin e chiavi. Basta un gesto per aprire serrature, mettere in moto l'auto, accedere in palestra, effettuare un log in e persino pagare al supermercato. Per diventare un cyborg servono solo cinque minuti, un piercer esperto e meno di sessanta euro. «E a differenza dei tatuaggi - spiegano allo stand, dove una decina di volontari si mettono in coda per farsi impiantare i chip - sono senza controindicazioni».
 
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