Olimpiadi 2024, Sara Simeoni: «Dobbiamo crederci di più, basta farci problemi da soli»

Olimpiadi 2024, Sara Simeoni: «Dobbiamo crederci di più, basta farci problemi da soli»
di Carlo Santi
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Mercoledì 16 Settembre 2015, 22:53 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 23:46
Olimpiadi di Roma 1960: una svolta miracolosa e una magia che la Capitale vorrebbe ripetere nel 2024. La città si prepara, non ha bisogno di trucco perché tutto è già bello. Manca qualche impianto, manca un vero palazzo dello sport, un grande parco che sarà olimpico, un Villaggio che diventerà un bellissimo campus universitario. L’Olimpiade è l’occasione per avere tutto questo e senza far nascere cattedrali nel deserto, senza spese folli, l’evento a cinque cerchi può essere il momento del cambio di vita.

Sara Simeoni ha vissuto l’esperienza di quattro Olimpiadi, la prima a Monaco ’72, ha vinto un oro (a Mosca ’80) e due argenti (Montreal ’76 e Los Angeles ’84), è salita sul tetto del mondo con il 2,01 realizzato a Brescia il 4 agosto del ’78.



Sara, qual è il significato di un’Olimpiade in Italia?

«Sarebbe straordinario poterla avere di nuovo qui, l’Olimpiade. Roma 1960 è un’edizione che tutti ancora ricordano, anche io che allora ero piccolina, avevo quasi sette anni. Frequentavo la prima elementare e ho cominciato a sentir parlare di Olimpiadi e di atletica leggera proprio allora».



È cominciata nel 1960 la sua passione per lo sport?

«Con un disegno. Ci hanno chiesto di farne uno sui Giochi e io ho vinto anche un premio del ministero con il mio lavoro».



Roma 1960 non è solo un ricordo: è stata un’Olimpiade straordinaria. Si potrà ripetere nel 2024?

«Ancora oggi viviamo nel ricordo di quell’edizione bellissima. L’idea che l’Italia, il nostro Paese, possa ospitare i Giochi, è fantastica. Credo che quell’esperienza potrà essere ripetuta cercando, però, di fare delle Olimpiadi una manifestazione meno gigante».



Sara, l’Italia è pronta per le Olimpiadi?

«Se dobbiamo star qui a dire che viviamo in un momento così, questo è un altro discorso. Mi auguro che l’Italia con Roma possa vivere un’altra grande Olimpiade. Si potranno risolvere tanti problemi, ci sarà un’entusiasmo e una spirito nuovo. E ne abbiamo tutti grande bisogno».



Lei quindi è favorevole?

«Da sportiva sono tranquilla; come persona mi rendo conto che qualche problema lo abbiamo. Mi auguro di vederle, queste Olimpiadi. Prima dovevamo averle nel 2004, poi nel 2020...»



Cosa c’è da fare in questa competizione da qui al 2017 per vincerla?

«La corsa non è semplicissima: Los Angeles, Parigi ma anche Budapest e Amburgo. Quest’ultima non sottovalutatela: ha un progetto molto interessante anche se, alla fine, per vincere occorre ben altro, ovvero essere credibili su tutto».



Gareggiare in casa: che stimolo ha un atleta?

«Io da giovane ho disputato un europeo (a Rona nel ’74, ndr) ed è stato molto bello. Ti senti una responsabilità diversa ma sei a casa tua e il pubblico è tutto per te».



Cambiano anche le motivazioni, la preparazione e l’attesa per l’evento, vero?

«Cambia tutto e non dimentichiamo che quando un Paese organizza fa il massimo per avere una squadra di livello. L’Olimpiade contribuirebbe a dare una bella sterzata al nostro sport. Sarebbe una scossa alla promozione e tutto quello che qui facciamo ancora fatica a fare».



Le Olimpiadi darebbero una forte spinta alla promozione dello sport?

«In maniera fantastica. Con un’edizione dei Giochi in casa non puoi più pensare alla fortuna per centrare dei risultati: devi mobilitarti e dare risposte convincenti».



Dica la verità: cosa ci manca per vincere questa sfida?

«La convinzione. Dobbiamo credere in noi stessi, nelle nostre possibilità, nella voglia di arrivare. Abbiamo tutte le possibilità per farlo anche se troppe volte i problemi ce li creiamo da soli. In casa nostra».