Lionel Richie al Summer festival di Lucca e a Caracalla: «Adele, voglio cantare con te»

Lionel Richie al Summer festival di Lucca e a Caracalla: «Adele, voglio cantare con te»
di Marco Molendini
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- Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 17:26
«Hello!». Lionel Richie, al telefono da Los Angeles, scherza subito sulla perfetta coincidenza: il nuovo successo mondiale di Adele, segnato da una caterva di dischi come non si vendevano da secoli, ha lo stesso titolo di un suo celebre pezzo, un lentone morbidissimo, genere di cui è maestro, che negli anni Ottanta ha fatto ballare mezzo mondo: «Quando mi hanno detto che Adele aveva come singolo Hello mi sono messo a ridere: ne sono orgoglioso, ho risposto. Poi mi hanno spiegato che non era la mia di canzone. Comunque mi ha fatto piacere lo stesso. Ci sono alcune parole che possiedo attraverso i miei pezzi, una è Hello poi c'è Truly e c'è All night long. Ma so che in ogni intervista di Adele si farà anche il mio nome. Insomma, alle prime parole della sua canzone che dicono Hello, it's me (ciao, sono io) rispondo: si, sono io, mi stai cercando?».

Le ha proposto un duetto?.
«Sono sicuro che in qualche modo noi faremo un duetto, anche se immagino che ora sia difficile, visto quanto ha da fare fra promozione dell'album e poi per il suo primo grande tour mondiale. Diciamo che ci vorrà almeno un anno e mezzo, ma per me va bene, qualunque cosa basta che vada bene anche a lei».

Intanto, ecco che si annuncia il suo ritorno in Italia. Due le date della prossima estate: il 12 luglio al Summer festival di Lucca e due giorni dopo, il 14, a Caracalla per il Teatro dell'Opera.
«E sarà un grande show, ho sempre passato dei momenti fantastici da voi e non vedo l'ora di tornare».

Che show sarà?
«La mia intenzione è fare tutte le mie hit. Non sopporterei di trovarmi qualcuno che mi chieda, lamentandosi, perché non hai fatto quel pezzo? Suoneremo quello che la gente vorrà, ricorrendo a delle medley per non lasciare fuori nulla. Pagano per vedermi e ascoltare. Saranno due ore e mezza di concerto e voglio uscire esausto».

In effetti il suo songbook è ricco di successi che le hanno permesso di vendere la bella cifra di 110 milioni di dischi. Eppure, da un po', il suo nome è un po' più nascosto. Si è stancato per caso?
«Mi diverto ancora, anche se sono in pista da tanto. Quando ho cominciato coi Commodores, nel 1968, avevo solo 19 anni e già avevo avuto delle band di rhythm'n'blues».

E cominciò subito facendo capire che il suo terreno favorito erano le grandi ballad, come Easy e Three times a lady.
«Io sono uno storyteller, un raccontatore di storie. Dal successo di Adele si capisce che la gente oggi ha di nuovo voglia di questo, che è tornato il tempo delle ballad. Così, penso, che anche per me sia arrivato il momento di scriverne di nuove».

È da molto che non piazza un suo pezzo nuovo nelle classifiche mondiali.
«Sono pronto a tornare. Io scrivo ogni giorno, farlo è parte della mia vita. Ma a cambiare è stato il business, non il mio sentimento per la musica. Il mercato ha trasformato le canzoni in materiale riciclabile. Ci sono molti interpreti e pochi autori e non si fa alcuna differenza tra dilettanti e i professionisti. In giro troppe è pieno di melodie finte, che non trasmettono emozioni e manca la forza della radio. Spotify va bene, ma io sono delle vecchia scuola e so che non sarei Lionel Richie se non ci fosse stata la radio».

Lei, come dice, è della vecchia scuola, ma quali sono i suoi artisti preferiti fra quelli di oggi?
«Adele e i Coldplay, che sono sicuramente capaci di indovinare le melodie giuste».

Intanto, sono passati trentuno anni dal più clamoroso dei suoi successi We are the world scritta con Michael Jackson, vero inno degli anni Ottanta.
«Il mio amico Michael Jackson è stato uno degli artisti più creativi che abbia mai incontrato e come persona era divertente, anche se soffriva della sua infanzia rubata. Peccato, era fragile e dolcissimo: non ha potuto godersi la sua adolescenza e neppure il suo talento».
 
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