«Gli italiani più ottimisti ma scettici sulle riforme»: il ritratto del Paese secondo i sondaggisti

«Gli italiani più ottimisti ma scettici sulle riforme»: il ritratto del Paese secondo i sondaggisti
di Diodato Pirone
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Lunedì 4 Gennaio 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 18:13

«L’anno nuovo? Non sarà peggiore del precedente per la mia famiglia. Finalmente! Ma è meglio tenere alta la guardia perché dell’Italia (e degli altri italiani) io continuo a non fidarmi». Stringi stringi è questo il succo contenuto nelle montagne di dati che gli istituti di ricerca stanno sfornando sull’umore degli italiani affacciati sul 2016.

Dati molto interessanti e, questa è una conferma made in Italy, ricchi di contraddizioni.
Infatti, il signor Rossi che oggi torna nelle fabbriche e negli uffici è molto diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere dopo sette anni di Grande Crisi. Tanto per cominciare è molto meno cupo, raccontano all’unisono tutti i sondaggisti. Ma questo non vuol dire che sia sereno. Anzi. «Tipica complessità italiana», ride di gusto Antonio Noto, dell’Ipr. «Il fatto è - spiega Noto - che le famiglie si sono convinte che il 2016 non sarà più negativo del 2015. E questo è molto buono, perché ormai moltissimi italiani si erano rassegnati a pensare che ogni nuovo anno portasse con sè un impoverimento o comunque un peggioramento delle condizioni di vita».

IL SIGNOR ROSSI
E allora perché non si festeggia? Perché il Capodanno 2016 è passato un po’ ovunque sottotono? Perché il signor Rossi non si fida del Paese in cui vive. Sono le mille crepe del mitico “sistema Paese” a fargli aggrottare ancora le ciglia. Continua Noto: «Gli italiani restano disillusi. Nella grandissima maggioranza non percepiscono sulla propria pelle i vantaggi delle riforme e quindi preferiscono restare alla finestra o mantenere un alto livello di rabbia e di protesta. C’è un dato che descrive bene questa dissociazione: il 77% degli elettori è favorevole alla riforma costituzionale ma solo il 40% dichiara che voterà sì al referendum». Tradotto in chiaro il messaggio è: fate pure le riforme ma non pensate che io mi entusiasmi fino a quando non vedrò un vantaggio per me e la mia famiglia.

Ma allora, privo com’è di ideologie di riferimento e dopo aver lasciato nell’armadio dei ricordi appartenenza partitica o culturale (ma non l’affiliazione a una delle mille corporazioni che lo proteggono), l’italiano medio cosa vorrebbe dal 2016? «Più onestà e la riduzione dell’evasione fiscale», risponde secco Enzo Risso, direttore dell’SWG.
«Non è sorprendente», assicura Risso, Che la mette così: «E’ rispuntato il futuro. Tanto che nel corso del 2015 è diminuita, anche se resta alta, la percentuale di italiani che pensano ad un’Italia in declino. Ma ora l’opinione pubblica attende cambiamenti profondi non tanto su riforme di sistema, come quella del Senato o del mercato del lavoro, quanto sui nodi con i quali si scontra giornalmente: la corruzione diffusa, la meritocrazia, l’evasione fiscale di massa». Ma davvero il signor Rossi adesso chiede di rottamare la corruzione, le ruberie e le tangenti? «Un fatto è certo - sottolinea Alessandro Amadori, vicepresidente dell’Istituto Piepoli - gli italiani sono più ottimisti per sè ma resteranno prudenti fino a quando qualcuno non risponderà alla loro richiesta di sbloccare meccanismi collettivi fermi».

IL MESSAGGIO
Quest’anno, insomma, arriverà sulle spiagge della politica (ma anche su quelle di chi governa le leve dell’economia come i contratti o il credito) una bottiglia con un nuovo messaggio di speranza lanciato dagli italiani nei mesi scorsi: chi comanda diventi un ”problem solver ”, un risolutore di problemi.

Ma la classe dirigente italiana sarà in grado di rispondere? «Finora Renzi ha dato molta enfasi a provvedimenti che venivano incontro alle famiglie come gli 80 euro oppure l’abolizione della Tasi sulla prima casa. Si tratterà di vedere se quest’anno raccoglierà dei frutti oppure se i grillini o altri riusciranno a coagulare lo stato d’animo di insoddisfazione che resta alto», sottolinea Noto.

«Intanto il governo Renzi non ha fatto la fine di quello Monti e mantiene un livello di gradimento relativamente buono - aggiunge Risso - Se la storia ci insegna che le riforme portano consenso solo nel lungo periodo, il 2016 vedrà vincente chi risponderà meglio alla domanda di onestà che c’è nel Paese». «Renzi mantiene una notevole sintonia con lo stato d’animo profondo del Paese - chiosa Amadori - Ma negli ultimi 20/30 anni l’Italia ha perso competitività internazionale e gli italiano sanno che per riprendere a correre ci vuole un fisico allenato».

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