Incendio a Pomezia, il direttore dell'Ispra: «Incendio quasi spento, ora controlli sulla nube»

(Foto di Mino Ippoliti)
di Valeria Arnaldi
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Sabato 6 Maggio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12:15

Il boato, poi un’alta colonna di fumo nero che ha invaso le strade. Scuole e palazzi evacuati nel giro di due chilometri, ma inviti alla tutela in ben 21 comuni. Paura. E un incendio, che nei vari focolai, richiederà più giorni per essere spento.

Stefano Laporta, direttore generale Ispra-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, quanto è grave la situazione sul territorio a seguito del rogo divampato nella EcoX di Pomezia?
«L’incendio è esteso, i vigili del fuoco lo hanno domato ma non è ancora definitivamente spento. Lo stabilimento è adibito alla lavorazione di materiali da imballaggio, carta, plastica, legno. E proprio dal tipo di lavorazione e di materiali dipendono i tempi lunghi per soffocare le fiamme. È evidente che la situazione non è banale. Siamo di fronte a un incidente di media entità. Vedremo se poi i dati ci forniranno una misura diversa da quella percepita».

Quindi, il pericolo c’è …
«Il tema della pericolosità sicuramente c’è. Non credo così grave, ma le ordinanze dei sindaci con misure cautelative sono state un giusto intervento».

Quando si potrà misurare con certezza l’impatto del rogo?
«Entro 48 ore dall’incendio, tra circa 2 o 3 giorni, avremo i primi dati. Per il quadro completo servirà qualche giorno in più».

Occorreranno almeno 48 ore, secondo le stime dei tecnici per spegnere le fiamme, quanto tempo durerà invece la colonna di fumo sulla zona?
«Finché l’incendio non sarà spento, la colonna continuerà a innalzarsi. Persisterà più giorni, poi progressivamente intensità e colore del fumo diminuiranno. Questo a meno che non ci siano nuovi focolai, ma allo stato attuale non credo si verificheranno. Successivamente, la nube si dovrebbe spostare secondo modelli meteo-climatici che sono in fase di studio e che permetteranno di individuare le zone di ricaduta ma serviranno alcuni giorni».

Quali sono i rischi per la salute allo stato attuale?
«Indubbiamente respirare quell’aria non fa benissimo e può comportare problemi, specie in chi ha già difficoltà respiratorie. È ancora presto per parlare di concentrazioni, di certo la situazione è anomala. Peraltro, si tratta di una zona ad alta concentrazione industriale. Sulla qualità dell’aria, l’evento avrà effetti pure nei prossimi giorni. Non possiamo ancora dire che ripercussioni ci saranno per la salute».

Non solo aria. La nube potrebbe avere ricadute su terreno, acqua, coltivazioni…
«Le rilevazioni dell’Arpa Lazio sono iniziate già nella mattinata dell’incendio ma dobbiamo attendere la raccolta dei dati per valutare effettivamente le conseguenze ambientali ed eventuali interventi. Laddove la nube andrà a depositarsi si potrebbero verificare pure situazioni di relativa compromissione. Penso, ad esempio, a aree occupate da allevamenti e attività agricole o magari situazioni ambientali di pregio».

Come interverrete, in questi casi, per garantire la sicurezza di ortaggi, verdure, carni e via dicendo?
«Saranno effettuati dei campionamenti nelle aree agricole per verificare che i prodotti possano essere messi sul mercato».

E qualora si dovesse riscontrare segni nocivi, come si procederà per i terreni?
«In quei casi, bisognerà fare analisi sulla terra e misurarne l’eventuale grado di contaminazione in modo da poter procedere con eventuali operazioni di messa in sicurezza e, se necessario, bonifica. Controlleremo tutti i fattori di pressione sulle matrici ambientali, facendo indagini a largo spettro per misurare l’impatto effettivo».

I residenti nella zona vicina allo stabilimento avevano già denunciato in passato pericoli per la salute per il deposito di materiali: la situazione era rischiosa pure prima del rogo?
«Si tratta di un impianto regionale, non ho conto delle lamentele dei cittadini. Bisognerebbe vedere le quantità di materiali autorizzati nell’impianto e verificare se il tetto sia stato rispettato. In astratto è difficile valutare la pericolosità. Certo, gli elementi presenti, come si è visto, hanno un grado di combustibilità alto. Immagino siano state osservate tutte le precauzioni ma ci saranno rilevazioni ad hoc e, credo, indagini della magistratura».

È possibile fare prevenzione?
«Si deve lavorare in due modi, da un lato, con l’adeguamento dell’impiantistica, dall’altro con comunicazioni maggiori e trasparenti alla popolazione per informarla dei rischi sul territorio e delle misure da adottare in caso di incidente».

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