Il re delle slot machine ancora nei guai: milioni di tasse mai versate

Il re delle slot machine ancora nei guai: milioni di tasse mai versate
di Sara Menafra
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Domenica 30 Novembre 2014, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 09:16
Nuovi guai giudiziari per Francesco Corallo, il patron dell’azzardo in Italia. Venerdì scorso, il pm Barbara Sargenti, della Direzione distrettuale antimafia, ha mandato a casa dell’imprenditore e negli uffici della Bplus i militari della Guardia di finanza per sequestrare il materiale contabile della società che, ancora oggi, è la principale concessionaria italiana dei Monopoli di Stato nel settore delle slot machine, delle “macchinette”, presenti in bar e tabaccherie, e di vari siti di gioco on line. L'accusa è di peculato e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.



DENARO ALL’ESTERO

La procura di Roma aspetta ancora a fare i conti complessivi e la cifra sembra destinata a salire di molto. La cifra di partenza, calcolata dai militari, per il solo anno contributivo 2013/2014, è di circa 23 milioni di euro di imposte mai pagate al Fisco. Nell'elenco degli indagati sono finiti anche i nomi di alcuni soci di Corallo, accusati di riciclaggio per avere aiutato l’imprenditore a portare all’estero il denaro sottratto all’Erario. Intanto per l’imprenditore resta aperto un contenzioso con la Corte dei conti. Da tempo, i giudici contabili gli hanno inflitto una pesante condanna, perché tra il 2004 e il 2007, cioè dopo l'autorizzazione dei Monopoli, Corallo e la sua Bplus avrebbero “evitato” di attaccare le macchinette alla rete telematica controllata dallo Stato, che verifica quante siano effettivamente le giocate. Coi ricalcoli, la cifra è scesa a 240 milioni, ma il contenzioso è ancora aperto e per ora la Bplus si è ben guardata dall'aprire la propria cassaforte. Nel frattempo, la situazione è stata parzialmente sanata, almeno per quel che riguarda il rapporto coi Monopoli: nel 2009, grazie al decreto sul terremoto in Abruzzo, il gruppo Bplus, ex Atlantis, si è visto rinnovare la concessione senza concorso.

Attualmente, la società fa introiti milionari, se si pensa che nel solo 2013 gli italiani hanno giocato complessivamente 84 miliardi e 728 milioni di euro (anche se allo Stato sono arrivati solo 8 miliardi). Complessivamente si calcola che Corallo abbia incassato in dieci anni circa 400 milioni di euro.



I PRECEDENTI

La scorsa estate, la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Corallo, per l'ex numero uno della banca Bmp Massimo Ponzellini e per altre 14 persone. Le accuse sono di associazione per delinquere, appropriazione indebita, infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità, infedeltà patrimoniale e per un solo indagato anche di riciclaggio. L’potesi, per Corallo e Ponzellini, riguarda l’erogazione di 148 milioni di euro da parte di Bpm alla Atlantis, poi diventata Bplus, sebbene la società non avesse i requisiti per accedere al finanziamento. A questa inchiesta si era sommata una ”interdittiva” antimafia della prefettura di Roma, provvedimento sospeso quando Corallo ha creato un blind trust per la gestione diretta della società. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, però, la prefettura di Roma, d'accordo con l'Anac di Raffaele Cantone, ha deciso di commissariare la Bplus. La “straordinaria e temporanea gestione” del gruppo è ora affidata al commissario Vincenzo Suppa, generale in congedo della Finanza, ma gli introiti arrivano comunque a Corallo e soci, beneficiari, ipotizza il pm, anche delle sottrazioni ai pagamenti di imposte.