Festival del film di Roma, ecco come cambia

Festival del film di Roma, ecco come cambia
di Fabio Ferzetti
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Martedì 9 Dicembre 2014, 22:44 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 18:54
Grandi novità per il (fu) Festival del Film di Roma. Sparisce del tutto il concorso; va in soffitta il nome “Festival”, sostituito definitivamente da Festa;



mentre si riparla con insistenza di fusione tra il Cinema e la Fiction. E di istituire una data fissa, forse la seconda settimana di ottobre.

Il tutto, garantisce il ministro Franceschini alla fine di una riunione con il sindaco Ignazio Marino e il presidente della Regione Nicola Zingaretti, senza pestare i piedi a Venezia: «Non esiste nessuna concorrenza o improbabile competizione con la Mostra di Venezia, che mantiene il suo ruolo di concorso di eccellenza mondiale». Anche se, concede il ministro, «il rischio di sovrapposizione in questi anni a volte c’è stato». Ed è il men che si possa dire. Ciliegina: il MiBact entra nella Fondazione Cinema per Roma con un milione di euro, mandando l’Istituto Luce Cinecittà nel Cda. Mentre il Ministero per lo Sviluppo Economico è pronto a investire in Business Street, piccolo ma vivace mercato del Festival capitolino, 1.250.000 euro l’anno per due anni.



ZAIA SPARA

Scontate le reazioni della Mostra di Venezia, dove ufficialmente hanno tutti le bocche cucite, ma anche i muri parlano (e parla, anzi urla, il presidente del Veneto, Luca Zaia, che in una lettera a Renzi e Franceschini invita a chiudere il Festival romano: «È una vergogna avere due festival in un paese normale»).



Argomenti più articolati nei corridoi del Lido. Contano i fatti, non le intenzioni, dicono in sostanza a Venezia. Prima hanno cercato di fare un vero festival, spendendo senza costrutto 150 milioni di euro in 8 anni. Ora ecco il mercato. Ma qualunque cosa si faccia a Roma, un mese dopo Venezia, è oggettivamente contro Venezia. Anche perché nessuno, osservano pensando al prestigio internazionale del Lido, viene in Italia due volte. E qualcuno inevitabilmente maligna sul fatto che il sottosegretario allo Sviluppo, Carlo Calenda, è figlio della regista Cristina Comencini, attuale compagna del potente produttore e presidente Anica, Riccardo Tozzi...



MADE IN ITALY

Come finirà? Dice Roberto Cicutto, presidente e ad del Luce Cinecittà: «Finalmente si è capito che il cinema non è solo un veicolo ma un prodotto del made in Italy, e come tale va sostenuto. Un mese fa, presenti tutte le associazioni di categoria, il Ministero per lo Sviluppo Economico si è detto disposto ad aumentare i fondi per sostenere il nostro cinema in ambito internazionale. E nessuno ha pensato a Venezia ma tutti hanno fatto il nome di Business Street».



Concorda Andrea Occhipinti, presidente dei distributori Anica: «Tutti vogliamo armonizzare il sistema dei festival. Venezia, Roma, Torino, ognuno ha la sua identità. A nessuno piace vedere Roma scimmiottare il Lido. Ma di fatto il boom di Toronto ha decimato le presenze dei compratori a Venezia, mentre Roma in ottobre, prima dell’American Film Market, sarebbe il punto d’incontro ideale per una serie di distributori internazionali non sempre interessati al film Usa ma in sintonia col cinema d’autore europeo, Italia inclusa. È un’occasione d’oro». Palla al centro fino all’assemblea dei soci della Fondazione Cinema per Roma, tra una settimana. Lo spettacolo è appena incominciato.
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