Tecnologia e segni: così sta cambiando la lingua dei segni. Ecco quelli che scompariranno

Tecnologia e segni: così sta cambiando la lingua dei segni Ecco quelli che scompariranno
di Valeria Arnaldi
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Ottobre 2020, 06:52
Pollice all'orecchio e mignolo alla bocca a simulare una telefonata. Le dita unite come se tenessero una penna per scrivere in aria la richiesta del conto, al ristorante. Il dito sul polso per chiedere l'ora. Gesti comuni, apparentemente chiari per tutti, sembrano ormai prossimi ad essere dimenticati.
 

La tecnologia cambia la lingua dei gesti



Molti giovani non li conoscono - e i giovanissimi non li useranno mai - non hanno telefoni con cornetta, tendono a pagare in modalità contactless, spesso non portano l'orologio e così via. Insomma, gli stessi gesti che prima servivano per capirsi stando lontani, oggi, per paradosso, sottolineano la distanza tra generazioni.



IL VIDEO
Su TikTok conquista il video di un papà newyorchese, Daniel Alvarado, che si sorprende della nuova gestualità dei figli. Il tema anima il dibattito. La separazione c'è e si vede. È questione di abitudini, tecnologia, mode. L'emergenza sanitaria, inoltre, con la mascherina sulla bocca e l'aumento di gesti per facilitare il dialogo, rende il fenomeno ancora più evidente. Se è vero che la comunicazione gestuale perde alcuni movimenti, lo è pure che ne acquista altri. Si digita su tastiere immaginarie per far capire che si manderà un sms o una mail, si muove il dito dall'alto in basso per invitare a scorrere un testo, si allontanano indice e pollice per ingrandire. I nuovi codici vengono da pc, tablet, smartphone.

E funzionano. Secondo un recente studio paneuropeo su seimila soggetti in sei Paesi, firmato HP, l'89% degli intervistati del Regno Unito ha riconosciuto il gesto pagina successiva, più di quanti - l'83% - hanno compreso l'invito, mimato, a bere un drink. E il 93% ha tradotto correttamente tutti i gesti tecnologici. I messaggi possono rimanere i medesimi, ad essere mutati però sono i movimenti del nostro quotidiano. Un conto è girare una manovella per abbassare il finestrino, altro è spingere un tasto. «Il gesto spiega Olga Capirci, responsabile laboratorio LaCAM - Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione ISTC-CNR è parte del linguaggio ed è vivo, cambia nel tempo, nonché per situazione e interlocutore. Nella gestualità per indicare una telefonata, con cornetta o su smartphone, si riflette l'oggetto attraverso la mediazione del corpo, dunque quando cambia il modo d'uso, muta il movimento per rappresentarlo, altrimenti sarebbe anacronistico. I bimbi apprendono, già molto piccoli, a usare gli strumenti tecnologici e usano quei gesti con i genitori».

GLI OGGETTI
«I gesti iconici, illustrativi di ciò che si dice - afferma Marino Bonaiuto, docente di Psicologia della Comunicazione Organizzativa all'università romana La Sapienza - richiamando oggetti concreti, dipendono da cultura ed epoca, d'altronde gli oggetti non sono eterni. Il linguaggio, insieme di parole e gesti, rafforza pure l'identità di gruppo: è costruito così. Lo scarto generazionale è differenza di gruppo». Proprio come nel linguaggio vocale, la gestualità si arricchisce di anglicismi. «Quando salutiamo - prosegue Capirci - muoviamo la mano da destra a sinistra: è bye bye, il nostro ciao era con la mano aperta e chiusa. Facciamo ok all'americana, prima era il pollice alzato». Nuove consuetudini arrivano da call e videochat. «In un web-meeting - dice Capirci - alla fine, si saluta con la mano: è anche per recuperare la vicinanza emotiva». «Forse - conclude Bonaiuto - alcuni dei futuri gesti comuni li stiamo inventando adesso».
 
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