Euro, prossima tappa a quota 1,10: secondo le stime sarà in ulteriore calo sul dollaro

Euro, prossima tappa a quota 1,10: secondo le stime sarà in ulteriore calo sul dollaro
di L. Ra.
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Sabato 3 Gennaio 2015, 23:41 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 10:08
Si moltiplicano le previsioni di un nuovo allineamento verso il basso dell’euro da parte degli analisti. Secondo numerosi laboratori finanziari, la discesa della moneta unica sul dollaro proseguirà per tutto il 2015, con attese ribassiste che si spingono fino a 1,10 dollari a dicembre secondo Bank of New York Mellon: sarebbe il livello più basso dal 2003. Per la francese Bnp Paribas la discesa si fermerà a 1,15 dollari, mentre Société Generale si spinge fino a 1,14 dollari.



Tra i meno disponibili a credere in nuovi ridimensionamenti si distinguono gli analisti di Rabobank, che vedono l'euro a quota 1,20 stabile a fine anno: un livello, quest’ultimo, in verità già raggiunto nel fixing di venerdì in seguito alle dichiarazioni rilasciate da Mario Draghi.



L'ex governatore della Banca d’Italia ha infatti nuovamente confermato che la congiuntura europea richiede interventi non convenzionali a sostegno delle economie più deboli: questa ennesima conferma, arricchita da nuove rassicurazioni meno generiche, non ha peraltro inciso solo sul cambio euro/dollaro ma ha fatto leva anche sui rendimenti dei titoli di Stato di Italia e Spagna, che hanno aggiornato i minimi storici.



Mentre infatti la moneta unica planava in area 1,20 dollari, segnando i minimi dal 10 giugno 2010, lo spread tra Btp e Bund chiudeva la prima seduta del 2015 in calo a 124 punti, col tasso sul decennale del Tesoro ridotto all'1,73%. Nel caso della Spagna, il differenziale è addirittura calato sotto quota 100 (per l’esattezza a 99 punti) portando il rendimento dei Bonos all'1,48%.



Per meglio comprendere l’effetto-Draghi, basti osservare che nelle ultime tre sedute i Btp italiani hanno registrato una riduzione dei rendimenti del 12% e da ottobre addirittura del 32%. Resta da capire quanto il processo di ridimensionamento è destinato a durare: il fatto che la Bce probabilmente non scenderà in campo (in particolare con gli acquisti di titoli sovrani) che dopo le elezioni greche di fine gennaio - varare prima del voto interventi forti antideflazione potrebbe interferire sull’esito delle urne - apre un varco tutto da decifrare alla speculazione professionale che di qui a fine mese potrebbe ancora creare turbolenze.



Lo scenario per l’Italia

Quanto sia importante per l’Italia un ulteriore ridimensionamento dell’euro sul dollaro è nei numeri dell’export, che nonostante la crisi di questi anni e un euro che ha stazionato a lungo attorno a 1,35 vedono il nostro Paese ancora in grado di incidere sullo scenario del commercio mondiale. E tuttavia ciò non basterà, di per sé, a rimettere l’Italia su binari virtuosi. Secondo l’economista Romano Prodi, nonostante la caduta del prezzo del greggio gli investimenti saranno infatti ancora stagnanti sebbene sia previsto un certo aumento dell'offerta di credito da parte del sistema bancario. Un quadro che dovrebbe evitare ulteriori fenomeni recessivi ma che tuttavia non è in grado di garantire un’autentica ripresa dell'occupazione. Insomma, senza una robusta ripartenza dei consumi interni l’euro «a buon mercato» da solo non basterà a invertire il trend.
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