Allarme dissesto, mancano i geologi

Allarme dissesto, mancano i geologi
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 10 Agosto 2016, 00:13
IL CASO ROMA L’Italia non è un Paese per geologi. Anche se, a dir la verità, ce ne sarebbe davvero un gran bisogno visto che detiene il triste primato del 70% delle frane di tutta Europa. L’allarme arriva dal Consiglio nazionale dei geologi che, denunciando la chiusura dei dipartimenti universitari di Scienze della Terra, racconta dettagliatamente di un’Italia esposta a rischi geologici, tra cui quelli sismici, vulcanici, idrogeologici e le frane, più di qualunque altro paese in Europa.

LA SITUAZIONE Una fotografia davvero poco rassicurante che riporta oltre 500.000 frane già mappate e oltre 5.581 comuni, circa l’80% del totale, a potenziale rischio elevato. Vale a dire quasi tutta la Calabria e poi l’Umbria e la Valle d’Aosta, il 99% delle Marche e il 98% della Toscana. Eppure in Italia i geologi, tra docenti e ricercatori che studiano i fenomeni della terra e cercano di prevenirli, non hanno più spazio. Dal 2010 ad oggi un taglio drastico ha falciato il numero dei dipartimenti: si tratta della legge 240/2010 dell’allora ministro Gelmini che in sostanza decise di accorpare ad altri dipartimenti quelli troppo piccoli. Vale a dire quelli con meno di 40 docenti. Per i dipartimenti di scienze della terra, che nel 2000 erano 38 in tutta Italia, si è trattato di una soppressione quasi totale: sono passati in pochi anni dai 29 del 2010 ad appena 8 con un’inevitabile riduzione di docenti, ricercatori e studenti. Restano ancora attivi, ma sempre a rischio chiusura a causa dei normali pensionamenti, nelle università di Roma, Napoli e Milano, Padova, Torino, Bari, Pisa e Firenze. In Emilia Romagna ad esempio, un territorio con grandi problemi geologici, già nel terremoto del 2012 non era più attivo alcun dipartimento di scienze della terra in nessuna delle 4 università della regione.

 

I PERICOLI Intere regioni senza un corso di laurea in geologia, dove gli studenti per evitare di spostarsi altrove sono costretti a scegliere altri indirizzi. E l’Italia, vessata da disastri ambientali, si spacca in due anche nella ricerca: «Un territorio unico nella sua bellezza ma anche nell’innata pericolosità legata alla giovane età geologica», sottolinea Rodolfo Carosi, professore ordinario all’Università di Torino e rappresentante dei professori di geologia nel Consiglio Universitario Nazionale . E spiega: «Senza dipartimenti di Scienze della Terra avremo meno laureati in geologia e meno preparati, perché è in questi dipartimenti che si realizzano quelle ricerche che fanno avanzare le conoscenze che nutrono la formazione superiore e che permettono metodi sempre più efficaci di prevenzione e di intervento. Sarebbe paradossale che proprio in Italia le università dovessero rinunciare ai dipartimenti di geologia che sono presenti in tutti i sistemi universitari del mondo». Su questo tema è stato approvato alla Camera un ddl “salva-geologia”, presentato dalle deputate Raffaella Mariani e Manuela Ghizzoni, che per geologia abbasserebbe a 20 il limite minimo dei 40 docenti per dipartimento.

IL SENATO Ma il testo ora è fermo al Senato, parcheggiato da oltre un anno nonostante la commissione bilancio abbia approvato le coperture finanziarie. «La legge in discussione non ha alcun costo aggiuntivo per lo Stato – sottolinea Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi italiani - mentre indebolire la conoscenza degli aspetti geologici del territorio italiano e quindi le azioni di difesa e prevenzione ha avuto nel passato e avrebbe nel futuro costi immensi, in vite umane e in denaro, per i frequenti disastri naturali o indotti dall’azione dell’uomo e per la successiva necessità di interventi molto onerosi di ripristino e di messa in sicurezza. Senza dimenticare che l’enorme patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese è anch’esso sottoposto a rischi di costi incalcolabili». E intanto il Consiglio nazionale dei geologi si prepara a ricordare, quest’anno, il 60esimo anniversario della terribile alluvione di Firenze: era il 4 novembre del 1966 e l’Italia ancora piange le tante vite spezzate e gli ingenti danni al patrimonio artistico e culturale. 
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